Il 14 agosto di tre anni fa alle 11:36, durante un violento nubifragio, crollò una porzione di circa 200 metri del ponte Morandi. Centinaia i veicoli che in quel preciso istante stavano transitando su quella che viene considerata una delle principali arterie genovesi. Il bilancio è stato di 43 morti, tra di loro 3 minori e 14 feriti.
La zona interessata dal crollo vienne subito evacuata diventando “zona rossa”. Sono stati quasi 600 gli sfollati e almeno 250 le famiglie.
Il ponte era stato progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi e inaugurato nel 1967. Per decenni ha rappresentato un tassello strategico per la circolazione e l’economia di Genova, fungendo da snodo nei collegamenti con il Nord Italia, la Francia e le aree industriali e commerciali del capoluogo ligure.
A poche ore dal disastro venne aperta un’inchiesta a carico di ignoti. Le ipotesi di reato furono omicidio colposo plurimo, disastro colposo e attentato alla sicurezza dei trasporti. Nel 2020, si ipotizza anche il reato di crollo di costruzioni o altri disastri dolosi.
Il 22 aprile 2021 la Procura di Genova ha chiuso le indagini sul disastro. In questo lasso di tempo, sono stati portati a termine due incidenti probatori, uno sullo stato di salute del viadotto e un secondo sulle cause vere e proprie del disastro.
I familiari delle vittime, la maggior parte riuniti nel Comitato Ricordo Vittime ponte Morandi, chiedono che il processo “deve garantire giustizia e ridare speranza”.
Intanto, grazie ai Decreti ad hoc varati dal Governo Conte, è stata portata a termine la ricostruzione di un nuovo viadotto sul Polcevera nell’arco di due anni. Oggi, al posto dell’infrastruttura crollata, c’è il nuovo ponte battezzato Genova San Giorgio, disegnato dall’architetto Renzo Piano.
Francesco Miceli, Presidente del Consiglio Nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori ha dichiarato: “Quella che è stata una tragedia non solo per Genova ma per tutto il Paese non deve trasformarsi, ogni 14 agosto, in un momento meramente celebrativo: nel ricordo delle 43 vittime, nel rispetto del dolore dei loro famigliari e di quanti ancora pagano le conseguenze di quel drammatico evento, ed ai quali rivolgiamo il nostro commosso pensiero, questa data deve rappresentare un monito costante par affermare sempre e in ogni circostanza l’importanza della cultura della sicurezza, della prevenzione e della manutenzione”.
Miceli ha concluso: “Il vero cambio di passo e la concreta capacità di promuovere una effettiva rivoluzione culturale si realizzeranno solo se le risorse economiche, la tecnologia e le nuove infrastrutture saranno al servizio dell’uomo e della sua necessità di vivere in un ambiente sano e in un contesto di benessere”.