L’afghana dagli occhi verdi di Mc Curry forse attende di capire cosa accadrà

Intervistato da SkyTg 24 il fotografo Steve McCurry esprime  preoccupazione per un paese che  ha visitato in lungo e in largo fin dagli anni ’70 e immortalandolo in una serie di ritratti, tra i quali quello che ha fatto storia della ragazza dai magnetici occhi verdi. “Penso fosse chiaro da tempo come sarebbe andata. Era chiaro che c’erano problemi gravi. Sono andato in Afghanistan nel 2016 e la situazione era già critica all’epoca, e parliamo di 4-5 anni fa. La cosa sorprendente è che molte menti brillanti impiegate dai nostri governi hanno sbagliato su tutta la linea. È sconvolgente come i cosiddetti esperti, gente specializzata in paesi come l’Afghanistan, siano riusciti a fare stime e valutazioni così sbagliate di quel che succedeva nel Paese. – dice – È impossibile che dopo 2 mila miliardi di dollari, 20 anni e così tante vittime, non si sia ottenuto un risultato migliore. È drammatico”.

McCurry commenta la situazione drammatica di questi giorni: “le persone, a Kabul o in Afghanistan, in generale sono disperate – ripete- impaurite, preoccupate per il futuro sapendo com’era già andata in passato con i talebani”. E d’altra parte il futuro appare tremendamente incerto per l’Afghanistan ed il suo popolo, commenta, anche per la stessa Sharbat Gula, la protagonista di quel suo celeberrimo scatto del 1984 , che era rientrata nel suo paese nel 2016. Non l’ho sentita, ma immagino che anche lei, come tante altre afghane, sia in casa in attesa di capire cosa succederà” –  risponde al cronista del canale all news di Sky e aggiunge –  “Sono certo che in Afghanistan e soprattutto a Kabul tutti avranno paura per il futuro” aggiunge, “sanno come sono i talebani, sanno di cosa sono capaci, lo sanno tutti. Non hanno tolleranza, né compassione se è per questo, per le persone in generale”.

E’ probabile che i Talebani, secondo McCurry, “siano abbastanza svegli da capire che non devono essere così estremi: forse è possibile che se la cavino più che bene con l’aiuto di Cina, Russia, Pakistan, Iran”.

“L’Afghanistan – dice – che io, americano di Philadelphia, ho fotografato per anni è un paese che non esiste più.  Tuttavia l’artista non dimentica e conclude:  “prima o poi in futuro tornerò – assicura – andrò per vedere com’è cambiata la vita lì. Nel frattempo sono ben felice di aiutare come posso. Ma non c’è alcuna certezza.”

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