Foggia: arresti per spaccio e detenzione di armi

La Polizia di Stato di Foggia, ha eseguito, nei comuni di San Severo (FG), San Giacomo degli Schiavoni (CB), San Salvo e Casalbordino (CH), 9 misure cautelari emessa dal GIP presso il Tribunale di Foggia a carico di altrettanti ritenuti, a vario titolo responsabili dei reati di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, di detenzione e porto di arma clandestina e di ricettazione.

L’attività investigativa ha avuto origine nell’autunno scorso, quando, a seguito di alcuni servizi di polizia, era stata notata la presenza sospetta nel suddetto quartiere di diversi soggetti, alcuni dei quali provenienti da altre regioni.

Le successive indagini, caratterizzate da attività tecniche e continui servizi di osservazione, hanno permesso di confermare la presenza di locali adibiti a piazze di spaccio e gestite dagli odierni indagati. Una di queste, in particolare, era gestita da un pregiudicato sanseverese con numerosi precedenti specifici.

Il lavoro degli investigatori ha consentito di ricostruire i movimenti dei soggetti indagati che avevano creato un vero e proprio business della droga, particolarmente redditizio. Di seguito le immagini in possesso degli investigatori e registrate dalle telecamere istallate nei locali in cui venivano commessi i reati.

La rete di spacciatori agiva in base ad un modus operandi ben collaudato. L’acquirente, infatti, presi contatti telefonici con il venditore, lo raggiungeva a San Bernardino dove acquisiva lo stupefacente. La droga talvolta veniva consegnata direttamente dal venditore, in altri casi, invece, avvenuto l’incontro, il cliente veniva accompagnato in un luogo prestabilito dove prelevava egli stesso la droga in alcuni punti convenzionali, secondo le indicazioni ricevute, in locali attigui ai luoghi di spaccio, all’interno di intercapedini o sotto le tettoie difficilmente visibili dall’esterno.

Nelle comunicazioni telefoniche usavano linguaggi criptici, tipici degli ambienti malavitosi per indicare la droga, i punti di incontro e stabilire le modalità della cessione.

Per eludere eventuali controlli, i gruppi avevano creato un sistema di vedette con il compito di avvisare i componenti dell’organizzazione della presenza delle forze dell’ordine.

Un locale era, altresì, stato adibito a luogo ove i numerosi consumatori, dopo aver acquistato la droga, erano soliti intrattenersi per testare la qualità dello stupefacente; da qui il nome dell’operazione “ coffee shop”.

L’indagine ha permesso di arrestare, in particolare, quattro soggetti provenienti dalle regioni limitrofe quali il Molise e l’Abruzzo che erano soliti comprare ingenti quantità di eroina e cocaina che poi veniva rivenduta nei paesi di residenza.

Dalle indagini emerge che il sistema di affiliazione era talmente collaudato che nei casi in cui il compratore, a seguito di un controllo delle forze dell’ordine e il contestuale sequestro dello stupefacente acquistato, esibisse al venditore il verbale di sequestro poteva ottenere il rimborso attraverso nuovo rifornimento di sostanza stupefacente a titolo gratuito.

Nel corso dell’indagine sono stati effettuati numerosi sequestri di droga, che hanno confermato le iniziali ipotesi investigative e che hanno dimostrato l’esistenza dei suddetti traffici delittuosi. Sono stati sequestrati, in particolare, sei chili di sostanza stupefacente del tipo cocaina ed eroina, nonché alcuni chili di marijuana e hashish e un arsenale di armi fra cui due pistole, munizioni e un kalashnikov.

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