Trento. Rifiuti nelle bonifiche agrarie della Val di Non

I Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) di Trento, con il supporto dei militari della Compagnia di Cles (TN), hanno dato esecuzione a un decreto emesso dal GIP di quel capoluogo che ha disposto il sequestro preventivo di un impianto di recupero rifiuti gestito da una società con sede in provincia di Trento.

Il provvedimento scaturisce da un’attività investigativa, convenzionalmente denominata “Brennero”, che rientra nell’ambito del monitoraggio delle grandi opere, svolto dal reparto speciale dell’Arma devoluto alla tutela dell’ambiente, in esito al quale è stato dato avvio a un’indagine per traffico illecito organizzato di rifiuti, condotta dai carabinieri del NOE e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Trento.

Secondo quanto ricostruito dai militari e dagli ispettori del Nucleo Ispettivo di APPA grazie a numerosi servizi di osservazione, controllo e pedinamento, effettuati anche con il supporto di personale del Corpo forestale provinciale, nonché al monitoraggio delle immagini di alcune telecamere opportunamente piazzate nei pressi dell’impianto oggetto di sequestro, i responsabili delle società – tutti indagati per attività organizzate per traffico illecito di rifiuti (aggravate) – avrebbero smaltito illecitamente ingenti quantitativi di rifiuti (stimati in circa 400.000 tonnellate negli ultimi tre anni), parte dei quali provenienti anche dai lavori per la realizzazione del collegamento tra la galleria di Base del Brennero e la stazione centrale di Innsbruck, in bonifiche agrarie della Valle di Non, aree di pregio che in un futuro sarebbero state destinate alla produzione agricola e alimentare.

Secondo l’ipotesi investigativa posta al vaglio dell’Autorità Giudiziaria che ha emesso il decreto di sequestro, l’azienda – senza svolgere alcuna operazione di recupero sui rifiuti –- proponeva i propri materiali ad imprenditori agricoli impegnati nella realizzazione di opere di bonifica agraria, a condizioni economicamente vantaggiose.

Oltre all’impianto (del valore stimato di circa un milione di euro), il GIP ha disposto il sequestro dei mezzi d’opera e dei conti correnti bancari e la nomina di un amministratore giudiziario per la gestione dell’attività.

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