Dati in aumento. Aumentano i nuovi casi (728.549 vs 595.349) e i decessi (692 vs 464). Aumentano i positivi (1.350.481 vs 1.087.272), le persone in isolamento domiciliare (1.340.382 vs 1.078.946), i ricoveri con sintomi (9.724 vs 8.003) e le terapie intensive (375 vs 323). Questo secondo il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE in merito alla settimana fra il 6 e il 12 luglio 2022.
“L’aumento dei nuovi casi settimanali (+22,4% rispetto alla settimana precedente) – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – registra il valore più basso da quando, a metà giugno, si è registrata l’inversione della curva. Nella settimana 6-12 luglio i nuovi casi si attestano oltre quota 728 mila, con una media mobile a 7 giorni che supera i 97 mila casi al giorno“.
Nella settimana 6-12 luglio tutte le Regioni registrano un incremento percentuale dei nuovi casi: dal 5,1% del Lazio al 51,1% della Valle D’Aosta. Fa eccezione la Lombardia che segna un -6,2%. Rispetto alla settimana precedente, in 8 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -21% di Lecco al -0,3% di Roma), mentre le rimanenti 99 province registrano un aumento percentuale dei nuovi casi (dal +0,1% di Firenze al +101,1% di Sondrio).
Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo 24 agosto 2021-6 luglio 2022 sono state registrate in Italia oltre 659 mila reinfezioni, pari al 4,6% del totale dei casi. La loro incidenza nella settimana 29 giugno-6 luglio si è attestata al 10,8% (n. 72.231 reinfezioni), in aumento rispetto alla settimana precedente (9,6%).
Aumento anche del numero dei tamponi totali (+17%): da 2.152.065 della settimana 29 giugno 2022-5 luglio 2022 a 2.517.540 della settimana 6-12 luglio 2022. In particolare i tamponi rapidi sono cresciuti del 19,4% (+350.351) e quelli molecolari del 4,4% (+15.124). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività sale dal 17,1% al 18,6% per i tamponi molecolari e dal 29,8% al 31,8% per gli antigenici rapidi.
“Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – prosegue l’aumento dei ricoveri sia in area medica (+21,5%) che in terapia intensiva (+16,1%)“. In particolare, nell’ultimo mese in area critica i ricoveri sono raddoppiati passando da 183 il 12 giugno a 375 il 12 luglio. In area medica, invece, sono più che raddoppiati passando da 4.076 il 11 giugno a 9.724 il 12 luglio. Al 12 luglio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 15,1% in area medica (dal 7,8% del Piemonte al 40,2% dell’Umbria) e del 4,1% in area critica (dallo 0% della Basilicata al 9,3% dell’Umbria). “L’incremento dei casi delle ultime settimane – puntualizza Mosti – si riflette sugli ingressi in terapia intensiva, che registrano una media mobile a 7 giorni di 47 ingressi/die rispetto ai 40 della settimana precedente”.
Aumentati anche i decessi. Sono 692 negli ultimi 7 giorni (di cui 70 riferiti a periodi precedenti), con una media di 99 al giorno rispetto ai 66 della settimana precedente.
Capitolo vaccini: vaccinati, non vaccinati, terza e quarta dose
In merito ai vaccini, al 13 luglio (aggiornamento 06.16) l’88,1% della platea (50.809.513) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+3.106 rispetto alla settimana precedente) e l’86,6% (49.937.448) ha completato il ciclo vaccinale (+3.600 rispetto alla settimana precedente). Il numero dei nuovi vaccinati sale nella settimana 6-12 luglio: 3.106 rispetto ai 3.009 della settimana precedente (+3,2%). Di questi il 34,6% è rappresentato dalla fascia 5-11 anni: 1.074, con un incremento dello 0,3% rispetto alla settimana precedente. Cresce anche tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 900 (+15,2% rispetto alla settimana precedente)
Dall’altra parte i non vaccinati sono 6,84 milioni, di cui:4,2 milioni attualmente vaccinabili, pari al 7,3% della platea con nette differenze regionali (dal 4,5% della Provincia Autonoma di Trento al 10,3% della Calabria); 2,64 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da Covid-19 da meno di 180 giorni, pari al 4,6% della platea con nette differenze regionali (dal 3,0% del Molise al 9,1% della Provincia Autonoma di Bolzano). Nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.589.951 dosi: 1.398.871 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.277.487 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale al 38,3% con nette differenze regionali.
Per quanto riguarda la terza dose sono state somministrate 39.856.768 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 6.631 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’83,6% con nette differenze regionali: dal 77,8% della Sicilia al 87,5% della Valle D’Aosta. Sono 7,85 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figure 14 e 15), di cui: 5,33 milioni possono riceverla subito, pari all’11,2% della platea con nette differenze regionali: dall’8,4% della Basilicata al 16,6% della Provincia Autonoma di Bolzano;2,51 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 5,3% della platea con nette differenze regionali: dal 2,3% della Valle D’Aosta all’8,3% dell’Umbria.
Sulla quarta dose, invece, i dati in merito alle persone immunocompromesse raccontano 378.198 somministrazioni, con una media mobile di 3.929 al giorno, in aumento rispetto alle 2.364 della scorsa settimana (+66,2%). Il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 47,8% con nette differenze regionali: dal 13,5% della Calabria al 100% del Piemonte. Per gli over 80, fragili (60-79 anni) e ospiti RSA 994.379 quarte dosi, con una media mobile di 8.439 al giorno, in aumento rispetto alle 6.037 della scorsa settimana (+39,8%). Il tasso di copertura nazionale per queste quarte dosi è del 22,5% con nette differenze regionali: dal 7,8% della Calabria al 42,1% del Piemonte.
Cartabellotta su quarte dosi: “mai decollate, vero e proprio flop”
Sulla quarta dose in particolare il via libera dell’European Medicines Agency e dell’European Centre for Disease Prevention and Control ha esteso la platea per la quarta dose a tutti gli over 60 e ai fragili over 12. La somministrazione da effettuarsi dopo almeno 120 giorni dalla terza dose (primo richiamo) o dall’infezione post terza dose. “Pur condividendo questa decisione – commenta Cartabellotta – la Fondazione GIMBE ormai da mesi sottolinea che le somministrazioni della quarta dose nelle persone più vulnerabili non sono mai decollate, un vero e proprio flop su cui pesano anche inaccettabili differenze regionali. Nonostante il rischio molto elevato di malattia grave e di mortalità, anche in condizioni di minor circolazione virale, è completamente mancata una strategia di sensibilizzazione e comunicazione: anzi, a causa delle aspettative sui vaccini ‘aggiornati’ le persone sono state dissuase, anche dai medici, dall’effettuare la quarta dose subito”.
Vaccini “aggiornati”? GIMBE chiarisce
E proprio sui “vaccini aggiornati” la Fondazione GIMBE ritiene opportuno ribadire tre punti fondamentali. Innanzitutto, quelli in via di approvazione sono “tarati” su Omicron BA.1, ovvero non sappiamo quanto proteggano dalle ultime varianti BA.4 e BA.5. In secondo luogo, le prove di efficacia ad oggi disponibili sono relative alla risposta anticorpale e non alla riduzione del rischio di infezione e, soprattutto, di malattia grave. Infine, non vi è alcuna certezza sulla data di approvazione e reale disponibilità per la somministrazione alla popolazione. “Tenendo conto del quadro di elevata circolazione virale – aggiunge il Presidente – è cruciale effettuare la quarta dose subito con i vaccini attuali che, seppur “vecchi”, si sono dimostrati ampiamente efficaci nel riportare a livelli elevati la copertura nei confronti della malattia grave, che declina progressivamente a 120 giorni dalla terza dose“.
“Se da un lato nell’ultima settimana – conclude Cartabellotta – il rallentamento nella crescita dei nuovi casi–lascia intravedere il raggiungimento del picco, dall’altro è bene essere consapevoli che la durata del plateau e la successiva discesa della curva potrebbero essere molto lenti, anche in ragione del numero di casi non noti alle statistiche ufficiali”.
E prosegue Cartabellotta: “nelle prossime settimane dobbiamo aspettarci un ulteriore aumento di ricoveri ospedalieri e decessi: questo rende del tutto inaccettabile in un’ottica di sanità pubblica l’idea di far circolare liberamente il virus. Infatti, se da un lato l’ipotesi di potenziare l’immunità di popolazione con un ‘booster naturale’ è molto suggestiva, dall’altro la popolazione over 50 suscettibile (non vaccinati, persone che non hanno fatto la terza dose e fragili che non hanno fatto la quarta dose) è troppo numerosa. Peraltro questa ‘strategia’ non tiene conto dell’impatto del long Covid, la cui incidenza è correlata al numero di infezioni”.
Cartabellotta: “arginare la circolazione del virus”
Poi conclude spiegando che “una circolazione incontrollata di un virus così contagioso come Omicron 5 rischia di determinare una vera e propria paralisi di vari servizi. Ecco perché rimane fondamentale arginare la circolazione del virus utilizzando le mascherine al chiuso, in particolare in luoghi affollati e poco ventilati, oltre che all’aperto in condizioni di grandi assembramenti con attività ad elevata probabilità di contagio“.
In conclusione, Cartabellotta sottolinea che se rallenta la crescita dei nuovi casi e si avvicina il picco, la durata del plateau e le discesa della curva potrebbero essere molto lenti, per l’enorme numero di casi non noti alle statistiche ufficiali.