Patrick Zaki: conclusa udienza su rinnovo della pena

Al Cairo l’udienza sul rinnovo della custodia cautelare per Patrick Zaki. Lo studente egiziano dell’Università di Bologna, recluso in carcere, in Egitto, da quasi un anno, accusato di aver diffuso una propaganda sovversiva tramite internet.

A comunicarlo è la stessa capitale egiziana, dove si precisa che  per ora non vi sono indicazioni sull’esito dell’udienza. In altre parole, la detenzione potrà essere prolungata per altri 45 giorni, oppure verrà emesso un ordine di rilascio.

All’udienza assiste un funzionario dell’Ambasciata italiana al Cairo. Oggi in aula anche funzionari delle Ambasciate francese, olandese e canadese.

I quattro diplomatici possono vedere Patrick Zaki e salutarlo e dichiarano che è in “buono stato“.  Il caso di Patrick Zaki è attualmente l’unico caso attivamente monitorato da un gruppo di Paesi. A causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19, l’intero meccanismo di sorveglianza è  temporaneamente sospeso.

In occasione delle elezioni presidenziali egiziane del 2018, Patrick Zaki è uno degli organizzatori della campagna elettorale di Khaled Ali, avvocato ed attivista politico impegnato nella difesa dei diritti umani. Quest’ultimo, successivamente, ritira la candidatura denunciando il clima di intimidazione e i numerosi arresti dei suoi collaboratori. Zaki è ex appartenente dell’associazione per la difesa dei diritti umani Egyptian Initiative For Personal Rights, con sede al Cairo. All’inizio del 2020, stava frequentando un master universitario in studi di genere all’Università di Bologna.

Arresto e detenzione

Il 7 febbraio 2020, nell’intento di tornare in patria per fare visita ai parenti, dopo l’atterraggio all’aeroporto del Cairo alle 4:00  gli agenti dei Servizi Segreti lo arrestano. Per circa 24 ore non  trapelano sue notizie. La notizia del suo arresto viene data successivamente dall’Egyptian Initiative for Personal Rights (Associazione umanitaria dove lavorava in qualità di ricercatore), il 9 febbraio.

L’accusa è  di voler rovesciare il regime al potere e per la sua tesi di master sull’omosessualità. Secondo il suo avvocato lo bendano e torturano per 17 ore consecutive. Gli uomini dei Servizi si accaniscono su di lui con colpi allo stomaco, alla schiena, e con scariche elettriche inflitte dalle forze di sicurezza egiziane.  Lo interrogano a riguardo della sua permanenza in Italia, del suo presunto legame con la famiglia di Giulio Regeni  e del suo impegno politico e lo minacciano di stupro.

La Procura Generale di Mansura dichiara, a proposito dei dubbi sullo stato di saute di Zarki, che  è falso e non sono presenti  ferite sul corpo. Il Procuratore Generale dell’Egitto, Hamada el-Sawy, nega che ai fermati  la Polizia  pratichi la tortura.

Dopo una breve detenzione presso Talkha, il 25 febbraio Zaki entra nel carcere di Mansura dove la sua udienza in tribunale è fissata per il 7 marzo. Ai  genitori viene concessa una visita e  il 5 marzo lo trasferiscono nel Carcere di Tora, al Cairo . Due giorni dopo il tribunale competente rinnova la sua detenzione preventiva fino alla successiva udienza al 21 marzo  e poi nuovamente rinnovata in seguito  a causa della pandemia di coronavirus in corso.

La detenzione preventiva viene più volte prolungata per periodi successivi di 45 giorni

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