“Il personale di Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere di Capanne ha vissuto altre ore di incubo per le violenze di alcuni detenuti. La situazione è allucinante, il caos è continuo” – denuncia Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. Nel pomeriggio di martedì, un detenuto albanese trasferimento dal carcere di Prato il 27 luglio per ordine e sicurezza, durante una visita in ambulatorio del 3 piano del Reparto Circondariale inveiva, prima verbalmente poi fisicamente, brandendo un coltello rudimentale il medico, minacciando di ammazzarlo se non gli avesse dato le medicine che lui chiedeva. Sempre nella serata di martedì, un detenuto tunisino trasferito per ordine e sicurezza da Porto Azzurro ha aggredito un altro detenuto, tagliandolo al collo: al detenuto è stato assegnata una prognosi di 10 giorni, salvo complicazioni. Ieri mattina, lo stesso detenuto tunisino ha sfasciato la propria cella al Reparto Isolamento e mentre si provvedeva a spostarlo in altro locale, senza nessun motivo, colpiva con un punteruolo (probabilmente di ceramica) un Assistente Capo Coordinatore di Polizia Penitenziaria alla pancia, creandogli un’escoriazione e poi invitato a recarsi al nosocomio cittadino per ulteriori accertamenti. Questo è il racconto di una giornata tipica di Perugia Capanne”.
Bonino evidenzia come “ancora una volta parliamo di detenuti sfollati dalla Toscana e mandato nella discarica umbra dall’ufficio detenuti del Provveditorato. Sono anni che denunciamo come l’Umbria sia straziata da questa politica e per questo torniamo a chiedere con forza alle Autorità politiche e istituzionali di intraprendere tutte le azioni e le interlocuzioni necessarie, nelle sedi istituzionali che riterrà più consone ed opportune, affinché l’Umbria possa tornare ad ospitare la sede del Provveditorato per l’Amministrazione Penitenziaria a Perugia, al fine di porre prontamente rimedio alle continue e numerose problematicità, che stanno quotidianamente emergendo negli Istituti di pena regionali”.
Durissima la presa di posizione di Donato Capece, Segretario Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che esprime solidarietà e vicinanza al poliziotto contuso ed al medico minacciato a Capanne, e chiama in causa il Capo del DAP Giovanni Russo: “Le carceri sono in ebollizione da mesi ed il primo grande latitante è il Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo che è anche, incidentalmente, Capo della Polizia Penitenziaria. Le donne e gli uomini del Corpo non hanno ancora ricevuto i previsti guanti anti-taglio, caschi, scudi, kit antisommossa e sfollagenti promessi”, denuncia. “La situazione delle carceri umbre e italiane, per adulti e minori, è sempre più allarmante per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. Donne e uomini che svolgono servizio nelle sezioni detentive senza alcuno strumento utile a garantire la loro incolumità fisica dalle continue aggressioni dei detenuti più violenti. Il taser potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici) ma i vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria fanno solo chiacchiere e la Polizia Penitenziaria continua a restarne sprovvisto”.
“Russo non sappiamo che faccia abbia, sta dimostrando di essere del tutto inadeguato al ruolo di Capo del Corpo” – denuncia Capece – “Sappiamo che ha incontrato Rita Bernardini, D’Elia e Mauro Palma, va in TV e parla di carceri ma si guarda bene dal convocare il SAPPE e gli altri sindacati sull’emergenza penitenziaria. Gruppi di intervento rapido per risse, aggressioni, rivolte; protocolli operativi; posti di funzione Polizia Penitenziaria, dotazione taser: che fine hanno fatto? Perchè Russo li tiene fermi nel suo ufficio al DAP? Chi sono i suoi consiglieri, che certo non vogliono bene alle donne e agli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria che ogni giorno “buttano il sangue” nella prima linea delle sezioni detentive?” – conclude, auspicando che il Ministro della Giustizia Carlo Nordio lo avvicendi dalla guida del DAP.