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Coronavirus, GIMBE: in 4 settimane contagi da 5.889 a 30.777

La Fondazione GIMBE ha diffuso i dati relativi ai contagi da Covid nelle ultime 4 settimane.

Dopo circa due mesi di sostanziale stabilità del numero dei nuovi casi settimanali da 4 settimane si rileva una progressiva ripresa della circolazione virale. Infatti, dalla settimana 10-16 agosto a quella 7-13 settembre il numero dei nuovi casi settimanali è aumentato da 5.889 a 30.777. Il tasso di positività dei tamponi dal 6,4% al 14,9%, la media mobile a 7 giorni da 841 casi/die è salita a 4.397 casi/die. L’incidenza da 6 casi per 100 mila abitanti (settimana 6-12 luglio) ha raggiunto 52 casi per 100 mila abitanti.

Numeri sì bassi – scrive Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – ma anche ampiamente sottostimati rispetto al reale impatto della circolazione virale perché il sistema di monitoraggio, in particolare dopo l’abrogazione dell’obbligo di isolamento per i soggetti positivi con il DL 105/2023, di fatto poggia in larga misura su base volontaria. Infatti, da un lato la prescrizione di tamponi nelle persone con sintomi respiratori è ormai residuale, dall’altro con l’ampio uso dei test antigenici fai-da-te la positività viene comunicata solo occasionalmente ai servizi epidemiologici“.

Nelle ultime 4 settimane la circolazione virale risulta aumentata in tutte le Regioni e Province autonome. Secondo l’ultimo aggiornamento nazionale dei dati della Sorveglianza Integrata COVID-19 dell’ISS, rispetto alla distribuzione per fasce di età l’incidenza aumenta progressivamente. Da 10 casi per 100 mila abitanti nella fascia 10-19 anni a 78 nella fascia 70-89 anni. Fino a 83 casi per 100 mila abitanti negli over 90.

Una distribuzione – afferma il Presidente – che riflette la maggiore attitudine al testing con l’aumentare dell’età, confermando i fattori di sottostima della circolazione virale”.

Le varianti circolanti appartengono tutte alla “famiglia” Omicron. In Italia, l’ultima indagine rapida dell’ISS evidenzia come prevalente (41,9%) la variante Eris. “Le evidenze disponibili – spiega il Presidente – dimostrano che Eris ha una maggior capacità evasiva alla risposta immunitaria, da vaccinazione o infezione naturale, che ne favorisce la rapida diffusione. Sul maggior rischio di malattia grave di Eris ad oggi non ci sono studi“.

I posti letto occupati in area medica sono 2378, più che triplicati, mentre in terapia intensiva dal minimo sono 76. “Se in terapia intensiva – conclude il Presidente – i numeri sono veramente esigui dimostrando che oggi l’infezione da Sars-CoV-2 solo raramente determina quadri severi. L’incremento dei posti letto occupati in area medica conferma che nelle persone anziane, fragili e con patologie multiple può aggravare lo stato di salute richiedendo ospedalizzazione e/o peggiorando la prognosi delle malattie concomitanti“.

(Foto da Fondazione GIMBE)

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