Alta tensione nel nord del Kosovo. Le sparatorie di ieri fra polizia locale e gruppi di estremisti serbi non hanno avuto seguito, il bilancio definitivo è di quattro morti: un poliziotto kosovaro e tre rivoltosi serbi.
Tanti i feriti a causa della sparatoria, sei i serbi arrestati, con le accuse di attività sovversiva, attacco armato alle forze dell’ordine e terrorismo.
Proclamato oggi, dalla Presidente kosovara Vjosa Osmani, lutto nazionale in memoria dell’agente che ha perso la vita negli scontri di ieri.
Teatro della sparatoria il villaggio di Banjska, nel nord del Kosovo a maggioranza serba.
A far scattare la scintilla l’intervento della Polizia kosovara, impegnata a rimuovere un blocco stradale attuato con due camion dalla popolazione serba. I serbi lamentano di subire una politica ostile e discriminatoria da parte del Governo di Pristina.
Il Governo del Kosovo accusa, invece, Belgrado di sostenere formazioni armate e criminali serbe attive nel nord del Kosovo.
In risposta il Presidente della Serbia Vucic, dopo aver condannato l’uccisione del poliziotto, ritiene il Premier kosovaro Kurti responsabile di quanto accaduto. Al centro dell’accusa la politica definita di “terrore” e fortemente antiserba, che starebbe attuando il Governo del Kosovo.
Insomma, tensione alta, un punto di incontro tra serbi e kosovari attualmente appare lontano. Per questo motivo anche la Russia ha acceso i riflettori su quanto sta accadendo in Kosovo. Il portavoce del Cremlino, Dimitry Peskov, parla di una situazione “estremamente difficile e potenzialmente pericolosa“.
Nelle prossime ore la crisi kosovara sarà discussa anche da Ue, Stati Uniti, Francia, Germania e Italia, come riportato dai media serbi.