Sta emergendo un’ipotesi di compromesso per i lavori realizzati con il Superbonus del 110% che non saranno completati entro il 2023. Contrariamente alla proposta di proroga avanzata da Forza Italia ai primi mesi del 2024, la maggioranza sta valutando la possibilità di una sanatoria che copra almeno le spese sostenute nel 2023, anche nel caso in cui i lavori non siano stati terminati o non abbiano raggiunto gli obiettivi prefissati di efficienza e risparmio energetico.
In questa prospettiva, lo Stato non richiederebbe penali o restituzioni di denaro, evitando così possibili contenziosi con le imprese e i condomini coinvolti, che ammontano a circa 10.000.
Per quanto riguarda i privati, la soluzione rimane ancora da definire. Tuttavia, i lavori già avviati potranno essere portati a termine beneficiando degli sconti al 70%, un vantaggio non trascurabile, come sottolineato dal ministro Giorgetti.
Secondo quanto trapela dalla trattativa attualmente in corso nel vertice ristretto prima del Consiglio dei Ministri, il meccanismo previsto dalla normativa valuterebbe lo stato effettivo di avanzamento dei lavori al 31 dicembre. In caso di mancato raggiungimento del 110%, lo Stato si farebbe carico della percentuale rimanente. Una parte delle discussioni verte anche su una possibile sanatoria nel caso in cui non si riuscisse a completare i lavori, al fine di evitare che i cittadini siano soggetti a sanzioni finanziarie.