Capaci, 31 anni di processi alla ricerca della verità

Palermo, 22 mag. (Adnkronos) – “Gioè mi dice via, via, cioè me lo dice 3 volte, alla terza volta io aziono il telecomando”. E’ l’ex boss di San Giuseppe Jato Giovanni Brusca a raccontare ai magistrati i momenti che hanno preceduto la strage di Capaci. E’ il 28 marzo 1997 e l’ex boia, nel frattempo diventato collaboratore di giustizia e oggi uomo libero, risponde così al pm Luca Tescaroli durante il processo di primo grado per la strage per spiegare come aveva provocato lo scoppio poderoso che ha prodotto la strage di Capaci, azionando il telecomando, procurato dall’esperto artificiere Pietro Rampulla. L’esplosione, come si è stabilito attraverso la rivelazione dell’istituto Nazionale di Geofisica della stazione di Monte Cammarata, avviene pochi istanti prima delle 17.58. Quello di Caltanissetta è soltanto uno dei numerosi processi per la strage di Capaci, costata la vita al giudice Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti di scorta, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. L’ultimo, in ordine di tempo, è ancora in corso. A 31 anni dalla strage. E la prossima udienza si terrà tra due giorni, il 25 maggio, nell’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta. C’è un unico imputato: Matteo Messina Denaro, l’ultima primula rossa arrestata lo scorso 16 gennaio dopo 30 anni di latitanza.

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