Aldo Moro (dal web)

16 Marzo 1978, Rapimento di Aldo Moro: una storia che non trova pace

16 Marzo 1978. I terroristi delle Brigate Rosse rapirono il Presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, dopo aver ucciso cinque uomini della sua scorta. Dopo 55 giorni di agonia, il 9 maggio, il suo corpo venne ritrovato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa. Giorni di una storia buia del nostro Paese e giorni indimenticabili per chi li ha vissuti. Dalla notizia del rapimento, sono passati 45 anni.

Il ricordo di giornali, media, Forze dell’Ordine e l’Italia intera, va a lui.

Una storia, quella del suo rapimento, passata per otto processi, ma che ancora oggi non trova pace. Ogni anno emergono dettagli sulla sua morte e tra gli ultimi, la ricostruzione dei Ris del momento esatto in cui venne ucciso. “Chi sparò a Moro, lo guardò in volto”. Queste le parole dei Ris, secondo la cui ipotesi, l’omicidio del Presidente sarebbe avvenuto con una serie di tre spari: due armi e 12 proiettili esplosi. Aldo Moro “era seduto sul pianale, sopra la coperta, con il busto eretto e le spalle rivolte verso l’interno dell’abitacolo” affermano. “I tre colpi lo raggiungono con direzione ortogonale al torace, seguito da altri spari dopo essersi accasciato”. I colpi che non gli hanno più permesso di rivedere la luce del sole e di riabbracciare la sua famiglia.

Proprio sua figlia, in occasione della ricorrenza, trova “vergognoso” non riconoscere suo padre come “vittima del terrorismo”. Parole dure quelle che Maria Fida Moro, primogenita del Presidente della Democrazia Cristiana, rivolge alla politica. “Gli applausi, raggranellati in suo nome anche solo citandolo, sono indebiti. Perché sono indirizzati a lui, non certo a voi”. 

“Ogni volta – prosegue Maria Fida Moro – che ho chiesto udienza ad un Presidente del Consiglio in carica l’ho avuta, tranne con Giuseppe Conte e Giorgia Meloni alla quale chiedevo una telefonata di 29 secondi e mi sono sia meravigliata, sia addolorata per un nano secondo soltanto perché non posso certo sprecare il dolore”. 

La richiesta della primogenita, sarebbe stata quella, da parte della Camera dei Deputati, di dare ad Aldo Moro lo status di vittima. “O la Camera si decide a riconoscere Aldo Moro come vittima del terrorismo, oppure lo Stato cambi la data della ricorrenza in memoria delle vittime, dal 9 maggio 1978, giorno della sua uccisione e la sposti in una data riferita a qualcuno che lo Stato ha fatto l’immane fatica di riconoscere vittima del terrorismo a norme di legge”. 

 

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