I Carabinieri del Ros hanno assestato un duro colpo alla rete che ha protetto il boss Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza.
Sono stati arrestati per associazione mafiosa un architetto, un tecnico radiologo dell’ospedale di Mazzara del Vallo e per concorso esterno in associazione mafiosa un uomo che ha aiutato il boss. Questi sono solo gli ultimi accadimenti avvenuti dalla cattura del boss del 16 gennaio del 2023. Da allora sono finite in manette 14 persone accusate di aver in diverse maniere aiutato il ricercato.
L’architetto, originario di Campobello di Mazara, ricopre un incarico amministrativo in un Comune. Secondo gli inquirenti avrebbe ceduto più volte la sua identità al latitante, consentendogli così di acquistare un auto, una moto e di stipulare le rispettive assicurazioni. I magistrati hanno scritto che l’architetto ha promesso al boss di vivere e muoversi nel suo territorio come un cittadino qualunque.
Al medico i pm contestano di aver garantito a Messina Denaro di fare in sicurezza una Tac al torace e all’addome. L’uomo ha anche consegnato al latitante un cellulare riservato durante il ricovero all’ospedale di Mazara del Vallo. Il medico, infine ha fatto recapitare al boss, dopo le dimissioni, il materiale della tac da mostrare agli specialisti che lo curavano.
L’ultimo uomo arrestato è accusato di aver messo a disposizione del boss la propria utenza telefonica per poter ricevere comunicazioni per le attività legate all’auto acquistata sotto falso nome.
(Screenshot TV)