E’ stato arrestato un trentaduenne bresciano colto nella flagranza del reato di detenzione di ingenti quantitativi di materiale pedopornografico. Inoltre, dall’analisi dei dispositivi informatici è emerso non solo che l’uomo era particolarmente attivo su una chat in cui venivano condivisi video di abusi sessuali nei confronti di bimbi molto piccoli, ma sono stati rinvenuti filmati autoprodotti che lo ritraevano in atti sessuali praticati nei confronti della propria figlia.
Le indagini, svolte dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Milano e coordinate dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni – Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.) e dalle Procure della Repubblica presso i Tribunali di Milano e Brescia, traggono origine da una segnalazione del collaterale canadese.
Al fine di identificare gli utenti italiani responsabili di diffusione di materiale di pornografia minorile su una nota applicazione di messaggistica istantanea, la Polizia Postale di Milano ha filtrato ed elaborato oltre 6.400 connessioni, riuscendo a individuare 17 soggetti, che, al fine di restare anonimi sulla rete internet e non incorrere in conseguenze penali, creavano account utilizzando caselle di posta elettronica aperte ad hoc con dati fittizi e accedendo alla rete attraverso reti Wi-Fi “aperte” o connesioni internet intestate a soggetti terzi.
I poliziotti grazie all’incrocio di tutte le tracce informatiche e alla geolocalizzazione degli indirizzi telematici, sono riusciti a identificare gli autori dei gravi reati oggetto d’indagine.
Nel corso dell’operazione sono inoltre stati sequestrati 22 smartphone, 3 notebook, 8 hard disk, 4 pendrive usb e 2 tablet (per una capacità di storage complessiva di oltre 15 terabyte), all’interno dei quali sono stati rinvenuti oltre 5.000 video e foto di natura pedopornografica.