Voto all’unanimità al Senato per l’approvazione del DDL per “la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico“.
É un passo importante per raggiungere l’obiettivo tanto atteso: una legge italiana che promuova la conversione al biologico. Dopo più di due anni di stallo, è stato approvato in Commissione Agricoltura del Senato il testo della Legge sul biologico e sono diverse le novità che introduce.
Una di esse è la creazione di un marchio bio italiano. Questo consentirà ai consumatori di poter identificare i prodotti che provengono da filiere biologiche 100% italiane. Sono previsti anche piani d’azione per il settore e per le sementi. Inoltre un Fondo per lo sviluppo che sia di sostegno alla ricerca e alla formazione, promozione di accordi quadro e intese di filiera.
Le associazioni che si battono per il biologico
Grande è stata la soddisfazione delle Associazioni che da tempo sottolineavano la necessità di una legge come questa. In un comunicato FederBio scrive: “Tali modifiche completano positivamente l’articolo sulle sementi relativamente al materiale riproduttivo eterogeneo biologico secondo quanto previsto dal regolamento. Inseriscono la delega al Governo per la revisione e razionalizzazione della normativa sui controlli. Fondamentali in una fase come quella attuale ad una sempre maggiore trasparenza, all’innovazione del sistema attraverso l’impiego di piattaforme digitali ed alla semplificazione delle norme”.
Il WWF esprime la stessa soddisfazione . Sottolineano la necessità che la legge venga sottoposta velocemente a tutti i passaggi necessari per l’approvazione definitiva.
Ma c’è anche un’altra importante novità in ambito agricolo. La Commissione Agricoltura della Camera si è espressa sulla possibile apertura all’utilizzo di OGM, vecchi e nuovi. Determinata dall’approvazione condizionata di tre decreti tecnici.
Il parere della Commissione sul punto degli OGM chiarisce che: “Il divieto di coltivazione degli OGM deve ritenersi esteso. Coerentemente alla pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione europea, anche i prodotti ottenuti mediante l’impiego di nuove tecniche di miglioramento genico o genome editing, in considerazione degli elevati rischi per l’ambiente e la salute umana”