Che il Presidente Jair Bolsonaro sia incriminato per “crimini contro l’umanità“. È quanto raccomanda la Commissione d’inchiesta sulla pandemia di Covid del Parlamento Brasiliano (CPI) che ascrive al Premier Brasiliano undici reati legati alla sua gestione dell’emergenza.
Sei mesi di indagini hanno condotto ad oltre 1000 pagine di report sulla gestione dell’emergenza Covid in Brasile. Nel Paese come noto è stato altissimo il numero dei decessi: oltre 600mila. Raccolte le varie fasi di reazione del Presidente alla diffusione del Covid: dalla negazione del virus all’irrisione per coloro che indossavano la mascherina; dalla messa in discussione delle immagini provenienti dagli ospedali fino all’appoggio a cure alternative come l’ossocrorichina.
Bolsonaro, inoltre, è stato inizialmente e per lungo tempo contrario alle restrizioni o all’suo diffuso delle mascherine, misure che già si erano ampiamente diffuse praticamente in tutto il mondo. Ultimo atto della gestione, il ritardo nell’acquisto dei vaccini.
Con Bolsonaro indicati altri 80 “responsabili” fra cui anche i suoi tre figli
Sono undici i crimini raccolti nell’indagine e ora ascritti al Presidente fra questi uso illegale di fondi, falsificazione di documenti, promozione di false cure e anche – viste le dimensioni delle conseguenze di tale gestione – crimini contro l’umanità. Il testo è stato approvato da 7 senatori su 11.
Con Bolsonaro vengono indicate circa 80 persone fra Ministri, ex Ministri, aziende e anche i tre figli maggiori. Il Presidente dovrà essere sottoposto alla Procura Generale diretta da un suo fedelissimo. L’accusa di “crimine contro l’umanità”, però, potrebbe finire davanti alla Corte penale internazionale dell’Aia.
Il Presidente ha definito tutto questo una “barzelletta” e il rapporto un grave caso di “allucinazione collettiva”.