Il Cardinale Zuppi, a Genova, ha parlato del suo impegno che va oltre la semplice ‘riparazione di abiti’; si occupa “di cucire insieme la pace e affrontare un’emerita crisi sociale che sconvolge la coscienza”. Egli fa notare con forza l’entità della sofferenza, affermando che la situazione dei sei milioni di italiani che vivono nella povertà dovrebbe essere motivo di indignazione. Spesso, coloro che sperimentano questa sofferenza in modo più diretto sono i Comuni e la Chiesa stessa.
Il cardinale di Bologna prende la parola durante la quarantesima assemblea dei Comuni italiani, sottolineando il ruolo cruciale delle istituzioni locali e l’importanza di un’efficace collaborazione con la Chiesa. Durante un’intervista condotta da Danilo Moriero per l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), il cardinale ribadisce l’importanza di ciò che può essere realizzato in collaborazione. Egli enfatizza il ruolo essenziale dell’assistenza quotidiana fornita dalle amministrazioni locali e dalle parrocchie alle fasce più vulnerabili della popolazione, tra cui migranti e disabili.
La riflessione di Zuppi parte da una valutazione di natura politica: nei Comuni, si avverte un’atmosfera di coinvolgimento civico e una consapevolezza dei doveri civili. Egli evidenzia come la polarizzazione politica spesso porti all’oblio del bene comune, a volte ignorando la storia o reinterpretandola in modo parziale e ideologico, il che complica ulteriormente la situazione.
Non sembra essere una critica al governo, il quale ha annunciato a Genova che nella legge di bilancio non ci saranno tagli alla disabilità. In realtà, si tratta di un ritardo nell’attuazione delle risorse, che inizieranno a essere disponibili a partire dal 1° gennaio 2025, con un progressivo incremento fino al 2027, come confermato dal ministro Alessandra Locatelli. Inoltre, il ministro ha promesso una semplificazione significativa per le questioni legate alle invalidità tramite i decreti attuativi della legge delega sulla disabilità e sul “Progetto di vita,” previsti già dal 2024. Questi provvedimenti rappresentano delle soluzioni, dopo un anno in cui il governo e i Comuni hanno litigato riguardo a tagli e revisioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).