Il Presidente della CEI, S.E. il Cardinale Matteo Zuppi, aprendo i lavori del Consiglio episcopale permanente Ha affermato – “Forse è tempo perché anche noi credenti troviamo il coraggio di parlare di sessualità senza infingimenti, nella prospettiva dell’integrazione tra vita umana e vita spirituale“.
Il Cardinale Zuppi ha aggiunto che “L’educazione all’affettività nasconde, infatti, un’esigenza ancora più profonda: l’educazione alla vita interiore, all’incontro con le profondità di sé stessi“.
“Molte famiglie rinunciano anche alla cura della propria salute perché i tempi di attesa delle Asl sono lunghi e non tutti possono permettersi di rivolgersi al privato” – ha continuato il Presidente della CEI , affrontando anche il tema della sanità e dei lunghissimi tempi di attesa nella sanità pubblica.
“Un altro aspetto della precarietà che si vive è quello legato alla denatalità. Occorrono servizi integrati sul territorio a sostegno delle famiglie, non solo aiuti materiali” – ha aggiunto.
“Bisogna fermare la strage delle donne”- chiede il Presidente della CEI – La società italiana non è in pace. Penso ai femminicidi, – ha detto Zuppi – spesso amara conclusione di un processo di violenza sulla donna. La strage delle donne continua spesso causata dalla ricerca di libertà da un rapporto violento e possessivo (38 sono morte per mano di compagni o ex partner)”. Dati allarmanti alla mano, il Cardinale ha messo in evidenza che – “ Sono 79 le donne assassinate dall’inizio dell’anno: 61 in ambito familiare-affettivo. C’è in gioco il rispetto verso le donne, ma ancora più in profondità il nostro modo di essere famiglia, di vivere in una trama di relazioni. Abbiamo il compito di fornire strumenti per aiutare a guarire dalla malattia mortale che è il disprezzo del più debole e la volontà di sottomissione. Al contempo, dobbiamo trovare nuovi modi per tutelare i più deboli e fragili, per identificare il disagio e trovare soluzioni in grado di prevenire tanta violenza”.
Un “errore politicizzare” il fenomeno delle migrazioni, fenomeno “epocale” che deve essere gestito “con umanità e intelligenza” e con una “comune visione europea” – ha ammonito il cardinale Matteo Zuppi.
“L’errore – non da oggi – ha denunciato – è stato politicizzare il fenomeno migratorio, anche condizionati dal consenso e dalle paure. Si tratta di esseri umani prima di tutto; si tratta del futuro dell’Italia, in crisi demografica; si tratta di coinvolgere la popolazione in un fenomeno che crea scenari nuovi e non semplici. Richiede coraggio politico e responsabilità sociale. La questione migratoria dovrebbe essere trattata come una grande questione nazionale, che richiede la cooperazione e il contribuito di tutte le forze politiche”.
Zuppi ha ricordato le parole del Papa agli Incontri del Mediterraneo sui migranti a Marsiglia e ha ricordato alla nostra coscienza che “sono vite spezzate e sogni infranti. Siamo di fronte a un bivio: o scegliamo la cultura della fraternità o la cultura dell’indifferenza. In questo è davvero necessaria una concertazione tra le forze politiche e sociali indispensabile per creare un sistema di accoglienza che sia tale, non opportunistico, non solo di sicurezza perché la vera sfida è governare un fenomeno di dimensioni epocali e renderlo un’opportunità così come esso è. Non dimentichiamo la necessità anche di una comune visione europea“.
Zuppi, inviato del Papa per la missione di pace in Ucraina che dovrebbe tornare a Mosca per una seconda tornata di incontri, ha osservato: “Il nostro mondo ha bisogno di pace e unità. La guerra continua in Ucraina e non ci abituiamo ad essa. Il dolore di questa guerra è stampato su volti precisi: quelli dei morti, soprattutto tra i civili, e dei feriti per i bombardamenti; quello delle persone barbaramente violentate; quello delle popolazioni sfollate e costrette a migrare; quello dei bambini lontani dai propri familiari o dalle proprie case. Si tratta di un dramma alle porte dell’Europa che ci riguarda tutti, come uomini e donne di questo tempo, prima ancora che come cittadini europei”.
”L’azione del Santo Padre per la pace, oltre alle sue parole, ci ricorda che tutti dobbiamo agire e pregare per la pace.- ha detto Zuppi -. Ho personalmente sentito quanto la preghiera per la pace abbia accompagnato anche la mia missione degli ultimi mesi e ne sono intimamente grato ed edificato. Sono certo che è un valore che misteriosamente, ma efficacemente, spingerà la missione nella direzione auspicata. La solidarietà aiuta la resistenza degli ucraini in una situazione tragica, venendo incontro a molteplici e drammatiche necessità”.
“La povertà è ormai un “fenomeno strutturale”, denuncia il cardinale, sollecitando “interventi pubblici” sull’emergenza abitativa. “I dati forniti dall’Istat non possono essere taciuti. La povertà in Italia – ha detto Zuppi – può dirsi ormai un fenomeno strutturale, visto che tocca quasi una persona su dieci: il 9,4% della popolazione residente vive, infatti, in una condizione di povertà assoluta. Solo quindici anni fa, il fenomeno riguardava appena il 3% della popolazione. Inflazione, crescita dei prezzi, caro bollette, lavoro povero sono i nuovi pesi che gravano in misura crescente sulle famiglie già più povere, per le quali occorre proporre politiche concrete che le aiutino a vivere dignitosamente e a far fronte a una precarietà che assume volti diversi”.
“Un problema specifico concerne la casa. Il rincaro dei prezzi degli affitti, dei mutui e delle utenze domestiche rende sempre più oneroso il mantenimento dell’abitazione, molte persone e nuclei familiari sono alla ricerca di un alloggio. Nel corso del tempo, molte comunità parrocchiali hanno messo a disposizione degli spazi cercando di stare a fianco a quanti non avevano più la possibilità un proprio alloggio. Questa disponibilità di accoglienza, nata come risposta momentanea a un’emergenza, con il solo impegno ecclesiale non è più sostenibile! Vanno sollecitati interventi pubblici per affrontare il problema” – ha concluso.
Zuppi, inviato del Papa per la missione di pace in Ucraina che dovrebbe tornare a Mosca per una seconda tornata di incontri, ha commentato – “Il nostro mondo ha bisogno di pace e unità. La guerra continua in Ucraina e non ci abituiamo ad essa. Il dolore di questa guerra è stampato su volti precisi: quelli dei morti, soprattutto tra i civili, e dei feriti per i bombardamenti; quello delle persone barbaramente violentate; quello delle popolazioni sfollate e costrette a migrare; quello dei bambini lontani dai propri familiari o dalle proprie case. Si tratta di un dramma alle porte dell’Europa che ci riguarda tutti, come uomini e donne di questo tempo, prima ancora che come cittadini europei”..