Catania, 17 arrestati per spaccio con base a San Giovanni La Punta

Diciassette persone gravemente indiziate, a vario titolo, per traffico e spaccio di stupefacenti finiscono in manette a Catania. I Carabinieri hanno sequestrato in flagranza di reato 110 grammi di cocaina e 750 grammi di marijuana. Disposto il carcere per 14 indagati, i domiciliari per uno e la presentazione alla Polizia Giudiziaria per altri due.

Al vertice Gaetano Rizzo, in detenzione al carcere di Caltagirone

L’attività di indagine ha portato alla luce un’organizzazione criminale finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti con base a San Giovanni La Punta e paesi limitrofi. Al vertice ci sarebbe un soggetto detenuto alla Casa Circondariale di Caltagirone. L’uomo, Gaetano Rizzo, attraverso telefoni cellulari entrati in modo fraudolento tra le mura carcerarie, sarebbe riuscito a gestire il traffico illecito servendosi dei sodali in libertà. Dal carcere dava disposizioni anche in merito agli orari dell’attività di spaccio nonché all’acquisto delle forniture di stupefacente.

Gaetano Rizzo infatti era stato arrestato in fragranza di reato. Si è trattato sempre di spaccio, oltretutto esercitato in regime di arresti domiciliari. In quella situazione, nella perquisizione, era stato ritrovato e sequestrato il ‘libro contabile’ dell’attività di spaccio.

10mila euro di introito settimanale, 14mila euro di cocaina approvvigionati al mese

Oggi, intercettazioni telefoniche e ambientali, videoriprese e pedinamenti, hanno permesso di disarticolare il sodalizio. Una struttura con compiti suddivisi, orari di lavoro e una cassa comune: 10mila euro di introito settimanale e un presunto approvvigionamento di 14mila euro mensili di cocaina.

Altri dettagli, l’utilizzo dell’auto della compagna di Rizzo per lo spaccio, il servire non solo clienti finali ma spacciatori minori che poi si sarebbero di per loro occupati della vendita illecita, la percezione del Reddito di Cittadinanza per alcuni nel sodalizio. Emersa anche la presenza di stabili fornitori, in particolare Daniele Carmelo Zappalà, prima, e successivamente Gioacchino, detto Joy, e Salvatore Strano. Sulla base dei risultati investigativi attualmente sottoposti all’esame del Gip è possibile ipotizzare che quest’ultimo abbia utilizzato i locali del C.A.F. patronato dallo stesso gestito per effettuare le consegne dello stupefacente.

 

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