Circa 400 militari del Comando Provinciale di Catania, supportati dai reparti specializzati dell’Arma dei Carabinieri, hanno tratto in arresto 68 soggetti. Sono indagati per associazione a delinquere finalizzata al furto di autovetture, estorsione (metodo “cavallo di ritorno”), ricettazione, associazione di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. In più, l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, acquisto e detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio e detenzione illegale di armi e munizioni.
Un primo filone dell’indagine, denominata “Carback”, partita nel settembre 2020, ha delineato l’esistenza di una collaudata organizzazione, 45 persone, dedita alla commissione di furti, estorsioni e ricettazioni, con il coinvolgimento anche di un soggetto gravemente indiziato appartenente al clan Cursoti Milanesi. Operavano tre batterie di ladri, responsabili di 54 furti, attive nelle zone catanesi di Monte Po’, San Giorgio e San Cristoforo, debitamente spartite. Facevano parte dell’organizzazione criminale anche alcuni soggetti con il ruolo di intermediari che venivano contattati dalle vittime, direttamente o per il tramite di conoscenti, affinché si adoperassero per avviare l’iter per la restituzione del mezzo. L’importo di ciascuna delle 33 estorsioni documentate poteva variare tra 300 e 1.500 euro in base al modello e alle condizioni dell’autovettura, al numero di persone intervenute nell’intermediazione ed al rapporto di conoscenza tra gli indagati e la vittima del furto.
Dopo il furto tre giorni di “accertamenti” quindi il mercato nero
Come avveniva il tutto? I veicoli una volta rubati, venivano lasciati in sosta sulla pubblica via per tre giorni. Questo da una parte per concedere al proprietario del veicolo rubato di mettersi in contatto con la batteria responsabile del furto; dall’altro per poter eventualmente rimediare a torti commessi, qualora l’autovettura rubata fosse di criminali o vicini (in quel caso la restituzione). Infine per essere certi dell’assenza di eventuali dispositivi GPS nascosti.
Trascorsi i tre giorni le auto venivano destinate alla ricettazione, anche fuori provincia, per la successiva immissione nel fiorente mercato nero di veicoli e parti di ricambi. In tale ambito investigativo, sono state deferite 13 persone per favoreggiamento personale, avendo fornito alla Polizia giudiziaria informazioni palesemente false e fuorvianti, aiutando in tal modo gli autori del reato ad eludere le indagini.
E poi lo spaccio: giro di cocaina per oltre 2mila euro al giorno
Insieme al giro dei furti d’auto, un secondo filone ha definito un un ingente traffico di sostanze stupefacent. Questo ha interessato 30 degli indagati, un gruppo criminale, con a capo un soggetto gravemente indiziato di appartenere al clan mafioso Cappello. Censite e monitorate 2 piazze di spaccio nel quartiere Librino e San Giorgio. Si smerciava cocaina, per un volume di affari di oltre mille euro giornalieri per ciascuna piazza.
Base logistica, un autonoleggio a San Giorgio. Qui accordi, incontri e pagamenti relativi alle attività illecite concernenti il furto dei veicoli finalizzato alle estorsioni o ricettazioni, ma anche allo spaccio della cocaina, venduta all’ingrosso a circa 42mila euro al kg, poi consegnata ai ‘grossisti’ in vari punti della città per essere evidentemente destinata al rifornimento di altre piazze di spaccio presenti nel capoluogo etneo o in altre Province.