Coldiretti lancia l’allarme: “Consentire le riaperture dei locali”

Sono quattro le Regioni rimaste in zona rossa (Valle D’Aosta, Puglia, Campania e Sardegna), alle quali vanno aggiunte alcune aree metropolitane e province. E’ un passo importante per l’Italia e per tutti i commercianti, ristoratori, baristi e tutte le categorie maggiormente colpite dalla pandemia, che sperano in una prossima apertura.

Troppo le settimane trascorse senza zona gialla, senza poter riaprire per il servizio al tavolo a pranzo o per un colazione in tranquillità, senza necessariamente consumare per strada e con la speranza di non essere multati. In molto hanno tentato di gridare “basta”; diverse le manifestazioni organizzate in tutta Italia, ma alla fine, tutto è rimasto come previsto. Restrizione a Natale e Pasqua e zone esclusivamente arancioni e rosse.

Una decisone catastrofica per moltissime famiglie, per molti lavoratori autonomi o dipendenti; ma anche per la propria libertà, i propri sogni, le speranze e l’enorme sacrificio nascosto (ma non troppo) dietro un’attività. In tal proposito Coldiretti ha dichiarato:

“Senza zone gialle, chiusi per servizio al tavolo o al bancone, 360mila bar, ristoranti e pizzerie. Con l’Italia senza zone gialle restano chiusi però per il servizio al tavolo o al bancone i 360mila bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi presenti lungo l’intera Penisola con un crack da 7 miliardi per il mese di aprile che rischia di portare alla chiusura definitiva molti servizi di ristorazione e le filiere collegate.  Con le chiusure di aprile salgono a 1,1 milioni di tonnellate i cibi e i vini invenduti dall’inizio della pandemia per il crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi che travolge a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy”.


I settori dell’enogastronomia maggiormente colpiti secondo Coldiretti

Quando in questi mesi si è parlato di perdita per bar e ristoranti, non si deve pensare a questi locali come a “prodotti finiti”; dietro di essi, va ricordato perché molti lo dimenticano, esiste un mondo. Se crollano i ristoranti, a seguire crollano anche 5mila specialità dell’enogastronomia: formaggi, salumi, dolci, vini. Ma anche carne e pesce.

Sempre secondo Coldiretti, circa “330mila tonnellate di carne bovina, 270mila tonnellate di pesce e frutti di mare e 220 milioni di bottiglie di vino non sono arrivate nell’ultimo anno sulle tavole dei locali. Insieme ai ristoratori soffrono allevatori, agricoltori, pescatori, viticoltori e casari”. 

 Ad aver sofferto la crisi, vi sono due settori in particolare: quello ittico e quello vitivinicolo. Il fatto che molte persone abbiano fatto maggiore spesa perché costretti a rimanere in casa, non è riuscito a compensare il crack – di 30 miliardi – causato dal netto calo di fatturato della ristorazione.

“Anche alla luce dell’avanzare della campagna di vaccinazione, se le condizioni sanitarie lo permetteranno diventa importante consentire le aperture dei locali della ristorazione a partire da quelle all’aperto”. Conclude Coldiretti.

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