Il Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha presenziato, oggi, nella Base italiana di Camp Arena ad Herat, alla solenne cerimonia di saluto ai militari italiani che stanno lasciando definitivamente l’Afghanistan a conclusione della missione loro assegnata.
“Oggi ho la possibilità di ringraziarvi pubblicamente solennemente – ha detto il Ministro ai militari schierati – per ciò che Voi e coloro che Vi hanno preceduto, avete fatto, per la stabilità internazionale, per la nostra sicurezza e per il sostegno alle Autorità e al popolo afghano.
Il Ministro ha rivolto un particolare ringraziamento al Comandante del Contingente Nazionale e del Train Advise Assist Command-West e al personale dipendente, ma soprattutto a tutte le le donne e gli uomini degli assetti nazionali dipendenti dal “TAAC-West”: in particolare il personale della Task Force “Arena”, del Centro Amministrativo d’Intendenza, della Joint Air Task Force, del Task Group Fenice, del Task Group delle Forze Speciali “Tora Alfa” e della Cellula di Ricerca Elettronica.
Il Ministro ha ricordato i motivi che sono stati i fondamentali presupposti della missione: “Oggi viviamo un momento cruciale, nella storia di un percorso iniziato 20 anni fa, dopo il devastante e ignobile attacco alle Torri Gemelle. In quell’occasione non furono attaccati solo gli Stati Uniti, ma l’intera comunità internazionale e i valori dell’Occidente. La minaccia alla democrazia ed alla libertà posta da movimenti estremisti quali Al Qaeda”.
Poi ha ricordato le varie fasi della campagna: “Qui in Afghanistan il nostro Paese ha fatto la propria parte fin dall’inizio partecipando all’Operazione Enduring Freedom, dal novembre 2001 al settembre 2003, prima operando dall’Oceano Indiano poi direttamente in territorio afgano, al fianco dei nostri alleati, per contribuire al ripristino della democrazia e delle libertà civili e alla protezione della popolazione afghana. Un contributo che, con l’avvio di ISAF, la Forza Internazionale di Assistenza, e quindi con l’ingresso della NATO in Afghanistan, ci ha visto operare prima a Kabul e poi, nella fase di espansione della missione, anche ad Herat, nella regione ovest dell’Afghanistan, assumendo la responsabilità di assistere le autorità regionali afghane dal 2005, con il connesso impegno nella delicata fase di transizione. Oggi siamo qui a chiudere la nostra partecipazione all’Operazione Resolute Support, che ha sostituito ISAF dal gennaio 2015, concentrando il proprio sforzo nell’ addestramento, consulenza e accompagnamento dei nostri alleati ed amici afgani”.
Il Ministro inoltre ha ricordato che i militari italiani hanno svolto un’attività di elevatissimo livello che in questi anni ha visto l’addestramento diretto o indiretto di più di 20.000 militari afgani del 207° Corpo d’Armata dell’Esercito Nazionale Afghano e la realizzazione di circa 2200 progetti di cooperazione civile-militare. “In oltre venti anni – ha precisato Guerini – si sono alternati in questo paese più di 50.000 militari di tutte le Forze Armate con assetti terrestri, aerei e delle forze speciali”.
La parte emotivamente più toccante del discorso di Guerini è giunta quando ha ricordato tutti gli italiani, civili e militari, che hanno perso la vita in Afghanistan. “Ricordo tra loro i 53 Caduti e gli oltre 700 feriti tra i nostri militari e quelli che, ancora oggi, portano sul corpo i segni della coraggiosa testimonianza di vita al servizio del Paese. Il loro valore, il loro spirito di sacrificio e il loro esempio non saranno mai dimenticati. A tutte le famiglie che, con grande dignità, hanno affrontato la perdita dei loro cari, rivolgo la mia vicinanza e il mio riconoscente pensiero, al quale si unisce quello di tutti gli italiani.”
La missione in Afghanistan, del resto, è stata una delle missioni più lunghe che le nostre Forze Armate abbiano mai svolto, complessa e difficile anche a livello logistico per la notevole distanza dalla madrepatria.
Le Forze armate italiane nel complesso e rischioso scenario afghano hanno svolto una missione che ha esaltato l’elevata professionalità dei propri uomini e delle proprie donne in divisa, ma, come è sempre stato in occasione delle varie missioni internazionali svolte con meritato e riconosciuto successo anche da parte di paesi stranieri. “In questi lunghi anni, insieme ai nostri alleati – ha aggiunto Guerini – abbiamo sviluppato un modello di interazione con la popolazione, fatto di comprensione, disponibilità, empatia, veri moltiplicatori di effetti, che sono anche un segno distintivo dei militari italiani. Lasciamo oggi l’Afghanistan, dopo aver ottenuto sicuramente importanti risultati per la sicurezza internazionale e per la libertà, soprattutto del popolo afgano”.
Il Capo del Dicastero della Difesa italiano ha confermato che in Afghanistan sono stati fatti progressi nella vita democratica, nella tutela dei diritti umani, nell’accesso all’istruzione e nella parità di genere che hanno contribuito a marcare profondamente la società afgana e le locali Forze di Sicurezza.
“Shona ba shona”, spalla a spalla, in questi lunghi 20 anni – ha detto il Ministro – ci siamo addestrati ed abbiamo combattuto insieme per la neutralizzazione dell’insorgenza, per la protezione della popolazione e il contrasto alla criminalità organizzata e alla corruzione. In altri termini, per la pace e la prosperità di questo paese. Oggi sono loro – ha detto Guerini – la nostra principale eredità e sono loro che da domani saranno chiamati a fronteggiare le minacce alla democrazia in Afghanistan. In questi anni, nella NATO, abbiamo sempre sottolineato che siamo arrivati assieme, che ci siamo adattati assieme all’evoluzione dello scenario, che ce ne saremmo andati assieme. La sfida in Afghanistan è ancora grande. Dobbiamo perciò continuare ad essere a fianco degli afgani. Una delle lezioni più importanti che abbiamo imparato in questi anni è che una pace durevole non può essere imposta: essa deve nascere e svilupparsi attraverso un processo politico, economico e diplomatico condiviso.
Il Governo afghano ha intrapreso iniziative coraggiose in questa direzione, ma il cammino verso la stabilità è ancora lungo. Richiede pazienza, determinazione e unità d’intenti, nel quadro del comune sforzo di contrasto al terrorismo e all’estremismo violento.
Il processo di contrasto al terrorismo e all’estremismo violento, secondo il Ministro della Difesa, esige ancora tempo e i nemici della pacificazione cercheranno di sfruttare ogni occasione per fermarlo o rallentarlo. In questo senso tutta la Comunità Internazionale dovrà fare la sua parte, con coraggio e consapevolezza, per fare in modo che ciò non avvenga. “Non vogliamo che l’Afghanistan torni a essere un luogo sicuro per i terroristi. E non vogliamo che i diritti conquistati dalla società vadano persi”.
Oggi rientriamo da una terra bellissima anche se molto lontana, distante migliaia di chilometri dal nostro Paese. E’ per me un grande orgoglio poter, con voi, sugellare questo momento, certamente non senza emozione..
Ringrazio tutti Voi e l’Italia intera vi è grata – ha concluso i Ministro – perché tramite voi ha dimostrato di essere sempre all’altezza delle sfide che la comunità internazionale chiede di fronteggiare. Vent’anni del vostro servizio in questo Paese hanno rappresentato in pieno il ruolo dell’Italia nella geopolitica internazionale…. “A così tanta distanza dal nostro Paese, voi siete stati l’Italia al suo meglio. Il vostro esempio, il sacrificio dei Caduti, dei feriti, le sofferenze delle vostre famiglie lontane, sono la linfa di cui si nutre la libertà. In tempi difficili, siete stati portatori di pace. Faremo ancora la nostra parte, insieme a questa coalizione che ci vede operare fianco a fianco da così tanto tempo perché questa pace prevalga”.