Andrea Crisanti, Direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’Università di Padova, ha dichiarato: “Con il coprifuoco si dà un piccolo contributo al controllo dell’Rt. Il virus si trasmette alle 8 di mattina così come alle 10 o alle 11 di sera. Ma siccome più ci si incontra e più aumenta la probabilità di trasmissione di Covid-19. E impatti sull’Rt anche piccoli, derivanti dalle diverse misure, se sommati insieme ci aiutano a uscire da questa situazione prima possibile”.
Il virologo prosegue: “Io capisco le difficoltà a comprendere il problema del coprifuoco. Ma il punto è che la trasmissione è esclusivamente un problema di probabilità: più ci si incontra e più aumenta la probabilità di trasmissione. Quindi ogni azione conta. Conta indossare la mascherina, conta il distanziamento, conta evitare assembramenti e conta sicuramente la probabilità di incontrarsi in condizioni non protette per più ore”.
Crisanti aggiunge: “É ancora troppo presto per valutare gli effetti delle riaperture sull’andamento della pandemia in Italia. Ma questa è una corsa tra la vaccinazione e il virus. Per questo penso che, se avessimo aspettato un paio di settimane in più, non mesi ma 2-3 settimane, probabilmente la dinamica sarebbe stata più favorevole. Noi dobbiamo guardare i dati di Israele e Inghilterra, che ci dicono che con il vaccino se ne può uscire. Allora perché far correre un rischio inutile a persone fragili per non aspettare 2-3 settimane? Non si trattava di aspettare mesi, ma 2-3 settimane e arrivare in una situazione di sicurezza”.
Il virologo osserva: “Non c’è dubbio che la dinamica dei decessi riflette l’effetto delle vaccinazioni. Sicuramente anche in Italia siamo di fronte a una diminuzione significativa della letalità, che certamente è da attribuire alle vaccinazioni fatte nelle Rsa e tra gli anziani. Che il vaccino funziona non ci sono dubbi. Dobbiamo soltanto cercare di vaccinare più persone possibili, facendo correre loro meno rischi possibili”.