Da luglio l’Assegno unico per i figli. Critiche dalle associazioni dei genitori

Sono 227 i sì che hanno fatto passare in Senato il nuovo Assegno unico per  figli. La misura, nella Legge di Bilancio 2021, dovrebbe entrare a pieno regime dal primo luglio 2021. L’Assegno sarà corrisposto mensilmente a tutte le famiglie con un figlio fino a 21 anni a carico. Sarà un contributo di massimo 250 euro ovvero un valore fisso più un valore variabile relativo al reddito complessivo famigliare. È destinato a lavoratori dipendenti, autonomi e incapienti e può essere richiesto anche da mamme dal settimo mese. Dai 18 anni d’età l’Assegno sarà corrisposto direttamente al figlio se: iscritto all’università o un corso professionale, tirocinante, impegnato nel servizio civile o impiegato in un lavoro a basso reddito.

L’assegno rischia di tagliare gli aiuti in corso. Meglio per autonomi, peggio per i dipendenti

Uno studio del Gruppo di lavoro Are, Feg e Alleanza per l’infanzia, rilanciato da Repubblica, ha fatto sapere che l’Assegno unico per i figli rischia in alcuni casi di tagliare l’importo rispetto ai 250 euro. In generale, favorirebbe autonomi e incapienti, categorie oggi escluse da assegni famigliari. Sarebbero sfavoriti, invece, i lavoratori dipendenti con una perdita stimata di 381 euro l’anno per oltre un milione di famiglie italiane.

La misura, visti anche questi cali stimati al sostentamento delle famiglie italiane, ha suscitato i commenti negativi delle associazioni di genitori. “Siamo preoccupati per la riduzione dell’assegno unico che penalizza tante famiglie. È inaccettabile e discriminatorio. Occorre mettere più risorse, che peraltro in questo triste momento storico ci sono, per avviare una seria politica per le famiglie, che da decenni vedono una fiscalità appunto penalizzante e discriminatoria“. Lo dice all’Adnkronos Antonio Affinita, Direttore Generale dell’Associazione di promozione sociale Moige (Proteggiamo i nostri figli). “Le famiglie che sono state la colonna portante del sistema Italia, rispondendo alla chiusura di tutti i servizi – ha proseguito Affinita – non possono essere la cenerentola di tutte le scelte politiche di distribuzione dei sostegni. Di fronte a un calo drammatico delle nascite questi dibattiti dovrebbero essere superati e dati per scontati. Servono misure e risorse vere e robuste per sostenere i genitori, colonna portante del sistema Italia, produttori di futuro e speranza“. E ha concluso: “Ricordo che questo assegno non è solo un aiuto alle famiglie, cui serve ben altro, ma serve per avviare un processo di eliminazione della discriminazione fiscale che grava sulle famiglie italiane da oltre 50 anni, come dichiarato dalle tante sentenze monito della Corte Costituzionale“.

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