Da Malta Papa Francesco pensa a Kiev

Papa Francesco è a Malta per il suo 36esimo viaggio apostolico.E’ apparso pieno di energie, di buon umore ma per la prima volta, a causa del dolore al ginocchio, è stato costretto ad usare il montacarichi per scendere dall’aereo e non le scalette.

Nessun Paese può rimanere indifferente davanti ai flussi migratori

Da Malta Francesco sembra parlare all’Europa intera, quando sottolinea che alcuni Paesi non possono sobbarcarsi l’intero problema nella indifferenza di altri. “Dal sud povero e popolato masse di persone si spostano verso il nord più ricco: è un dato di fatto, che non si può respingere con anacronistiche chiusure, perché non vi saranno prosperità e integrazione nell’isolamento”. E aggiunge “Il Mare Nostrum non può diventare il cimitero più grande dell’Europa“.Poi lancia un appello:  “Aiutiamoci a non vedere il migrante come una minaccia e a non cedere alla tentazione di innalzare ponti levatoi e di erigere muri. L’altro non è un virus da cui difendersi ma una persona da accogliere”.

Poi, parlando alle Autorità nel suo primo discorso nell’Isola torna a denunciare “le tenebre della guerra” che stanno avvolgendo l’Ucraina. Con il rischio di una “guerra fredda allargata” e “minacce atomiche” che sembranoricordi oscuri di un passato lontano”.

Kiev:”un progetto sul tavolo”

Francesco sta seriamente valutando di fare un viaggio in Ucraina. Sull’aereo diretto a Malta ,ai  circa settanta giornalisti presenti ,conferma che il progetto “è effettivamente sul tavolo”. Di più non vuole aggiungere e probabilmente non  può farlo in questo momento segnato da una delicatissima trattativa diplomatica internazionale e dalle bombe russe che continuano a cadere sule città ucraine causando distruzione e morte.

Un fragile equilibrio nel cammino verso la pace

Il Pontefice non fa nomi. Non parla di Russia. Non cita Vladimir Putin. Ma le sue parole sono chiare. Denuncia “invasioni di altri Paesi”. Punta il dito su “qualche potente, tristemente rinchiuso nelle anacronistiche pretese di interessi nazionali” che “provoca o fomenta conflitti”. Respinge le “visioni ideologiche”  che “si nutrono di parole d’odio”.

Come ha fatto notare uno dei più acuti osservatori vaticani, Luis Badilla,,Direttore del sito para-vaticano, Il Sismografo ,sino ad oggi “il Papa non ha mai usato le parole: Russia, Presidente Putin e paese aggressore“. Naturalmente questo non significa la condivisione dell’aggressione russa, ma  solo la fragile impresa di  mantenere aperto uno spiraglio di azione, dietro le quinte, per facilitare l’accidentato cammino della pace.

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