Dal G20 a Presidenza italiana un forte impulso all’inclusione finanziaria

Con due incontri virtuali, svolti la scorsa settimana, per il Gruppo di Lavoro dell’inclusione finanziaria istituito nel 2010, si è di fatto inaugurata la stagione della Presidenza Italiana del G20.

Sono stati tre gli assi portanti emersi da queste riunioni che hanno riaffermato il ruolo dell’inclusione finanziaria. Quale strumento per sostenere lo sviluppo economico e la crescita a livello globale.

Tre assi dell’inclusione finanziaria

Il primo di questi assi ha posto come suo obiettivo l’analisi degli effetti della Pandemia da Covid’19. Sull’inclusione finanziaria delle fasce di popolazione più vulnerabile, delineando le azioni adeguate per colmare i divari registrati dopo lo scoppio della crisi pandemica e costruire sistemi finanziari più equi e inclusivi. Le analisi confluiranno in 5 Rapporti stilati dalla Banca Mondiale, dall’International Financial Corporation, dallo SME Finance Forum, dalla BEI e dall’OCSE e in un insieme di “buone pratiche” individuate dalla Presidenza Italiana.

In questo ambito particolare attenzione verrà dedicata anche alle opportunità offerte dalla finanza digitale e al rischio di un “digital divide”, censendo le iniziative approntate per favorirvi l’accesso e per scongiurare il relativo pericolo prima accennato; iniziative, finalizzate a superare l’emergenza e a favorire il varo di adeguati programmi di educazione finanziaria.

Un secondo asse portante, deciso la scorsa settimana, riguarda le iniziative volte a rimuovere le barriere finanziarie a danno delle piccole e medie imprese. Queste costituiscono l’ossatura mondiale più rilevante delle infrastrutture aziendali (90% delle imprese, circa metà dell’occupazione e tra il 60 e il 70% del PIL della Terra). Accrescere la conoscenza di queste barriere è, nella valutazione della Presidenza Italiana del G20, un passo indispensabile al fine di configurare le “migliori prassi” per provare a superarle.

Il terzo asse tocca, infine, il tema delle rimesse dei migranti, un ambito in cui dal 2016 è lanciata un’iniziativa a livello mondiale per monitorare i progressi sulla strada della riduzione degli oneri relativi alla loro movimentazione. L’obiettivo è quello di contenerli al 3% entro il 2030,  contro il livello medio attuale del 7%.

E’ stato deciso, ora, di procedere ad una nuova valutazione degli eventuali progressi compiuti negli ultimi 5 anni su questo specifico versante, documentandoli in un rapporto curato dall’IFAD, l’Agenzia delle Nazioni Unite, da presentare entro il prossimo ottobre ai leader del G20.

Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it