Un software innovativo che è in grado di tracciare ogni singolo componente delle auto che vengono demolite. Un sistema per assicurare trasparenza, evitare i circuiti illegali e certificare l’effettiva trasformazione dei rifiuti in risorse. Questo porterà vantaggi per i cittadini, per l’ambiente e per le stesse aziende della filiera dell’automotive.
Si chiama Percorso Cobat, questo nuovo software certificato Certiquality che permette a case automobilistiche e autodemolitori di garantire trasparenza, tracciabilità e sicurezza del dato nella gestione dei veicoli a fine vita.
L’obiettivo di Percorso Cobat è rivoluzionare il concetto di autodemolizione, trasformandolo in una vera e propria economia circolare dell’automotive. Un’industria che in Italia già esiste e che può fare grandi passi in avanti e diventare un pilastro della circular economy del Paese, grazie anche allo stimolo delle nuove direttive europee.
Tra gli obiettivi della direttiva, c’è l’implementazione del concetto di Responsabilità estesa del produttore di auto, cioè la sempre maggiore importanza delle case automobilistiche nella gestione dei veicoli fuori uso. L’Europa punta anche a incentivare il riutilizzo di parti di veicoli fuori uso come ricambi, rafforzare i sistemi di tracciabilità e di contabilità dei veicoli, incentivare il riciclo dei rifiuti da impianti di frantumazione dotati delle migliori tecniche disponibili, finalizzando lo smaltimento o il recupero energetico ai soli rifiuti non riciclabili.
L’idea di Percorso Cobat nasce 3 anni fa e dal confronto con le associazioni degli autodemolitori e con le case automobilistiche, emerge la necessità di una piattaforma che garantisca trasparenza e tracciabilità nella gestione del fine vita delle auto. La soluzione viene messa a punto da Cobat e la sfida era trovare un sistema universale in grado di dialogare con la maggior parte dei software già utilizzati dagli autodemolitori.
Giancarlo Morandi, Presidente di Cobat, spiega: “É un sistema aperto a tutti, offerto liberamente ad autodemolitori e case automobilistiche. Attraverso un uso efficiente dei dati, è infatti possibile ridurre l’impatto sull’ambiente, generare un risparmio di energia e assicurare agli automobilisti un alto livello del servizio. È la creazione del valore condiviso, alla base della mission di Cobat in quanto Società Benefit. Un vantaggio per le aziende, un vantaggio per la società, un vantaggio per l’ambiente”.
Il software infatti permette alle case automobilistiche di avere accesso ai dati relativi ai veicoli che vengono demoliti e agli autodemolitori di inserire i dati e i componenti di ogni veicolo in ingresso. La piattaforma certificata consente di consultare report, statistiche e schede automezzi, nonché di avere accesso immediato al magazzino, sia del singolo automezzo che all’intera lista ricambi.
Inoltre, gli impianti di autodemolizione, per aderire alla piattaforma, vengono certificati da un triplo audit in back office, sui dati dichiarati da tutti gli iscritti alla piattaforma; periodicamente, tramite un monitoraggio di tutta la documentazione e sul campo, con un’ulteriore verifica dei requisiti.
Dal recente rapporto dell’Ispra sui Rifiuti Speciali emerge che i veicoli a fine vita sono una categoria importante di rifiuti, soggetta a monitoraggio da parte dell’Unione Europea. Una tipologia in continua crescita e che nel 2019 superava il milione e mezzo di tonnellate di rifiuti prodotti. Ed è proprio in questo settore che il nostro Paese è al di sotto di quanto richiesto dall’Europa in termini di recupero totale del veicolo (84,2% a fronte di un target UE del 95%).
Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente, dichira: “Il rafforzamento dell’economia circolare nel nostro Paese passa attraverso una filiera industriale sempre più innovativa che non può fare a meno di un sistema di controlli e di tracciabilità che responsabilizzi tutti gli attori in gioco. Su questo fronte aiuta molto l’esperienza acquisita in passato dal Cobat che ha giocato e continua a giocare un ruolo fondamentale nella gestione corretta dei rifiuti, anche pericolosi”.