Disposto carcere per l’autista di Denaro

Per Giovanni Luppino, l’agricoltore di olive che ha fatto l’autista a Matteo Messina Denaro e che è stato arrestato lunedì insieme al capomafia, è stata disposta la custodia cautelare in carcere.

Denaro poco prima di essere arrestato gli avrebbe detto: “È’ finita”.

Luppino al Gip ha detto di non essersi reso conto, sino a quel momento, della vera identità del boss.

Secondo il Gip di Palermo, Fabio Pilato, l’autista del boss era: “consapevole dell’identità”. Inoltre per Pilato il ruolo dell’autista: “è un compito delicato e strategico in Cosa Nostra”. Ne consegue che l’incarico viene assegnato a persone di massima fiducia, in grado di garantire segretezza, sicurezza ed affidabilità degli spostamenti .

Sull’ordinanza di custodia si legge: “La versione dei fatti, fornita dall’indagato, è macroscopicamente inveritiera, non essendo credibile che qualcuno, senza preavviso, si presenti alle cinque del mattino a casa di uno sconosciuto per chiedergli la cortesia di accompagnarlo in ospedale per delle visite programmate, in assenza di una situazione di necessità e urgenza”.

Scrive ancora il Gip: “Sussistono le esigenze cautelari per Giovanni Luppino, non tanto perché non sono emersi elementi idonei a superare la presunzione iuris tantum introdotta dalla norma, quanto perché si ravvisano in concreto diversi aspetti di particolare allarme sociale”. Il giudice parla di un: “concreto e attuale pericolo per l’acquisizione o la genuinità della prova nell’ambito di un’operazione ancora in corso con la ricerca dei covi e della rete dei fiancheggiatori che hanno reso possibile una latitanza così lunga”.

Pilato continua: “Trattandosi di un soggetto a stretto contatto con il noto latitante può senz’altro presumersi che egli sia custode di segreti e prove che farebbe certamente sparire se lasciato libero. A ciò aggiungasi che occorre svolgere degli accertamenti sui pizzini dal contenuto sospetto rinvenuti al momento della perquisizione. Ricorre il pericolo di fuga in quanto l’essere a stretto contatto con un soggetto in grado di mantenere lo stato di latitanza per ben trent’anni, postula la conoscenza anche della rete creata per sfuggire alla giustizia, di cui Luppino stesso potrebbe avvalersi per darsi alla macchia”.

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