Stato di emergenza di sei mesi in Etiopia. Lo dichiarano i deputati che hanno così votato dopo l’avanzata dei ribelli in direzione della capitale, Addis Abeba. Questa decisione ha provocato l’allarme degli Stati Uniti: si teme un peggioramento della crisi umanitaria nel Paese del Corno d’Africa.
Centinaia di migliaia di persone ridotte alla fame
Un anno fa il Paese è caduto in una guerra civile che ha ridotto alla fame centinaia di migliaia di persone. Il conflitto è iniziato con un’offensiva militare a Nord dell’Etiopia contro il Partito di governo locale, Fronte popolare di liberazione del Tigrè (TPLF). L’offensiva era avvenuta per decisione del Primo Ministro etiope Abiy Ahmed, Premio Nobel per la pace nel 2019. Il conflitto si è poi esteso alle regioni confinanti degli Afar e degli Amhara. Qui sorge la città di Kemissie, di recente conquistata dal TPLF, a circa 400 chilometri a Nord della capitale.
Il portavoce del TPLF, Getachew Reda, ha parlato dell’alleanza con l’Esercito di Liberazione degli Oromo (OLA). Un alto funzionario di Usaid, Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo internazionale, invece, ha lanciato l’allarme sulle gravi ripercussioni di questa situazione per i problemi già gravi dell’Etiopia.
“Possiamo solo supporre che qualsiasi marcia verso Addis Abeba potrebbe espandere sfollamento, bisogni e sofferenze per il popolo etiope“, ha detto il funzionario all’agenzia Afp. “Certamente aumenterà il bisogno di assistenza umanitaria, complicando la possibilità di fornirla”, ha aggiunto.