Europa sprecona di cibo, ma nel mondo si muore di fame

Secondo l’ultima indagine condotta dagli esperti di EUROSTAT, nel 2020, il primo anno della pandemia di covid, nell’UE sono stati sprecati circa 127 chilogrammi di cibo per abitante. Le famiglie hanno generato il 55% degli sprechi alimentari, pari a 70 kg per abitante. Il restante 45% è costituito da rifiuti generati nella filiera alimentare.

L’Italia in questo caso fa peggio della media dell’UE: i chili di cibo che vanno a finire nella pattumiera sono 146 (107 quelli delle famiglie). Al top dello spreco Cipro con quasi 400 kg, ma solo 70 per ogni abitante.

Secondo l’ultimo rapporto sulla fame del mondo delle Nazioni Unite, sono salite a 828 milioni nel 2021 le persone che soffrono per la mancanza cronica di cibo.

Il rapporto è stato pubblicato oggi, congiuntamente, dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), dal Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD), dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF), dal Programma alimentare mondiale dell’ONU (WFP) e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

Nel 2021, circa 2,3 miliardi di persone (29,3%) in tutto il mondo erano in una situazione di insicurezza alimentare moderata o grave – 350 milioni in più rispetto a prima dello scoppio della pandemia da COVID-19. Quasi 924 milioni di persone (11,7% della popolazione mondiale) hanno sofferto di insicurezza alimentare grave, con un aumento di 207 milioni in due anni.Il divario di genere nell’insicurezza alimentare è cresciuto ancora nel 2021. In tutto il mondo, il 31,9% delle donne ha sofferto di insicurezza alimentare moderata o grave, rispetto al 27,6 % degli uomini: un divario di oltre 4 punti percentuali, rispetto ai 3 del 2020.Quasi 3,1 miliardi di persone non potevano permettersi una dieta sana nel 2020, 112 milioni in più rispetto al 2019, come conseguenza dell’inflazione sui prezzi dei prodotti alimentari al consumo, a seguito delle ripercussioni economiche della pandemia da COVID-19 e delle misure attuate per contenerla.Si stima che 45 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni abbiano sofferto di deperimento, la forma più letale di malnutrizione, che, in età infantile, aumenta fino a 12 volte il rischio di morte. Inoltre, 149 milioni di bambini sotto i cinque anni hanno subito un ritardo di crescita e di sviluppo, a causa di una carenza cronica di  nutrienti essenziali nella loro alimentazione, contro 39 milioni di bambini in sovrappeso.Si stanno compiendo progressi sull’allattamento esclusivo al seno. Quasi il 44% dei neonati sotto i sei mesi di età sono stati allattati esclusivamente al seno, in tutto il mondo, nel 2020. Siamo ancora lontani dall’obiettivo del 50% entro il 2030. Desta grande preoccupazione il fatto che due bambini su tre non assumono la dieta diversificata minima di cui hanno bisogno per crescere e sviluppare al meglio del loro potenziale.Guardando al futuro, si prevede che nel 2030, quasi 670 milioni di persone (l’8 % della popolazione mondiale) soffriranno ancora la fame, considerata, tuttavia, una ripresa economica mondiale. Un dato simile a quello del 2015, quando fu lanciato l’obiettivo di sconfiggere fame, insicurezza alimentare e malnutrizione entro la fine di questo decennio,  nel quadro dell’ Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

(Fonte Centro Regionale d’Informazione delle Nazioni Unite – Foto del WFP))

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