Europee, cosa succede dopo voto? Cruciale cena leader il 17

Dopo le 23 di domenica 9 giugno, quando si chiuderanno le urne delle elezioni europee, prenderà il via il Grande Gioco delle nomine UE. Se tutto andrà come previsto e non usciranno grosse sorprese, lo scenario di base è già tracciato: il primo appuntamento cruciale sarà la cena informale dei Capi di Stato e di Governo che si terrà a Bruxelles la sera di lunedì 17 giugno. Da quella cena, in questo scenario, dovrebbe uscire un quadro già sufficientemente chiaro delle nomine.

Lo schema di massima è il seguente: Presidente della Commissione Europea al Ppe, probabilmente a Ursula von der Leyen; il Presidente del Consiglio Europeo ai Socialisti (il nome ancora non è chiaro, sono circolati quelli del portoghese Antonio Costa e della danese Mette Fredriksen, che però è nordica); l’Alto Rappresentante probabilmente ai Liberali di Renew Europe.

La Presidenza del Parlamento Europeo, anche se in genere fa parte del pacchetto, è una partita distinta, che si gioca nell’Aula, riottosa ai diktat dei leader: non è un mistero che la maltese Roberta Metsola punti alla rielezione, ma Socialisti e Liberali potrebbero mettersi di traverso. Se la cena del 17 giugno andrà come previsto, allora il Consiglio Europeo del 27 e 28 giugno, che dovrebbe approvare i ‘top jobs’, potrebbe essere dedicato più ai contenuti che ai nomi.

Aiuta, nel corroborare la plausibilità di questo scenario, il fatto che il Ppe annoveri nelle sue file ben 13 capi di Stato e di governo su 27: senza i Popolari, è molto difficile, se non impossibile, trovare un accordo nell’Euco. Tuttavia, i Popolari governano uno solo dei cinque grandi Paesi dell’UE, la Polonia, con Donald Tusk. La Francia è governata da un liberale, il Presidente Emmanuel Macron, Germania e Spagna da due socialisti, Olaf Scholz e Pedro Sanchez, l’Italia da una conservatrice, Giorgia Meloni.

Malgrado i media si concentrino sull’avanzata delle destre, come già nel 2019 quando il tentativo di Steve Bannon e Mischael Modrikamen di creare un”Internazionale nera’ si infranse poi contro la realtà di due destre inesorabilmente divise, i sondaggi oggi disponibili non avallano affatto lo scenario del ‘ribaltone’. L’ultima media pubblicata da EuropeElects venerdì scorso, che non è chiaro se sia pubblicabile in Italia o meno (l’AgCom dovrebbe decidere in merito domani, a tre giorni dal voto: in ogni caso, è pubblicamente disponibile sul Web), stima una chiara maggioranza per Ppe, S&D e Renew.

Il gruppo Identità e Democrazia, perdendo AfD, abbandona la speranza di diventare il terzo gruppo dell’Emiciclo. L’Ecr dovrebbe andare bene. Certo, potrebbe crescere ancora di più con gli ungheresi di Fidesz, ma perderebbe probabilmente i cechi di Ods e i Veri Finlandesi, entrambi decisamente filoucraini e ostili al partito di Orban. E’ vero che Id e Ecr insieme, anche senza AfD, potrebbero formare il secondo gruppo dell’Aula, ma per ora è un’ipotesi fantascientifica, che non fa i conti con la realtà di destre divise, ancora di più dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

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