Finalmente una Brexit con i sorrisi, ma non mancano le spine…

Finalmente una Brexit con i sorrisi, ma non mancano le spine. Con una corsa contro il tempo, la scadenza inderogabile era stata stabilita per la fine del 2020, la Brexit negoziata è diventata una realtà.

Dopo una trattativa estenuante, durante la Vigilia di Natale è stato raggiunto un accordo per un’ intesa provvisoria sul trattato di partenariato tra l’Unione Europea e il Regno Unito.

Il 30 dicembre, da un lato la Presidente Von der Leyen con il Presidente del Consiglio dell’UE, Charlers Michel e la Camera dei Comuni del Parlamento Britannico dall’altro, hanno sottoscritto e approvato il protocollo d’intesa.

I dubbi sulla Brexit

Brexit,  ma  come si suole dire non è tutt’oro quel che riluce. Se sicuramente è vero che sono stati evitati i disastri conseguenti a un’uscita del Regno Unito dall’UE senza intesa, rimangono non pochi dubbi su molteplici aspetti.

Si paventa  l’innesco di micce nazionalistiche già ampiamente manifestato dalla Scozia e dal Galles, nonché la frantumazione del programma di scambi educativi e culturali dell’Erasmus. Du, pertanto, appaiono al momento le aree di possibile maggiore criticità.

Aree di maggiore criticità

La prima riguarda il diniego da parte dell’UE della concessione del principio di equivalenza automatica. Un veto che riguarda  le società di servizi britanniche con la conclusione dell’era dell’accesso garantito ai Paesi dell’Unione.

Per rendersi conto della dimensione del problema, basti pensare che il fatturato delle società di servizi finanziari rappresenta. Parliamo di  circa i quattro quinti del PIL Britannico. Di questi,  almeno un quarto si riferisce ai servizi di intermediazione finanziaria con quelli che fino allo scorso anno erano per il Regno Unito gli altri 27 partner dell’UE.

Inoltre, la situazione non sarà certamente facile anche per le 1400 emittenti di servizi audiovisivi localizzate nel Regno Unito. Le emittenti  detenevano, infatti, il 30% dei canali radiotelevisivi dell’UE. D’ora in poi il regime di equivalenza potrà essere richiesto e concesso caso per caso dai singoli Paesi dell’UE con evidenti complicazioni procedurali.

La seconda area di criticità tocca il ruolo della Corte di Giustizia Europea. Questa  non potrà più intervenire per dirimere le eventuali controversie insorte con il partner britannico per un evidente difetto di legittimazione, con il Regno Unito al di fuori dell’Unione.


L’alternativa percorribile sarà quella di adire la via dell’arbitrato internazionale. Una via stragiudiziale, comunque, non sempre agevole e potenzialmente caratterizzata da ulteriori problematicità. Ad esempio, le  conseguenze sicuramente negative per la fluidità degli scambi di beni e servizi. Altra conseguenza potrebbe essere  l’aggravamento non secondario per le parti di costi aggiuntivi.

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