I militari della Compagnia Carabinieri di Manfredonia (FG) e San Severo (FG), nell’ambito dell’operazione di P.G. denominata “Macchia Bianca”, hanno eseguito diverse misure cautelari a carico di 3 persone indagate – a vario titolo – dei reati di sequestro di persona, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione e tentata estorsione nonché detenzione di armi clandestine, reati accertati nel periodo da ottobre 2021 – gennaio 2022 e, in San Severo, a carico di 3 persone indagate – a vario titolo – dei reati di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, continuata e in concorso, commessi nel periodo compreso tra gennaio 2021 e marzo 2021.
Manfredonia
L’indagine trae origine dall’arresto in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale, effettuato nell’agosto 2021, a carico di un ventiduenne del luogo, all’epoca dei fatti incensurato.
Grazie alle attività tecniche seguite all’arresto in flagranza, è stato accertato il modus operandi per la cessione al minuto della cocaina ai vari acquirenti, nonché il canale di approvvigionamento dello stupefacente. Le confezioni di cocaina, venivano preparate nel pomeriggio, e la sera venivano occultate in terreni o fioriere in vari punti della città, cosicché l’odierno indagato, il ventiduenne, fosse nelle condizioni di portare al seguito solo una o due “cipolline” da cedere agli acquirenti, cessioni che avvenivano per la maggior parte nel quartiere Monticchio di Manfredonia. In totale, sono state rinvenute, occultate in terreni e fioriere circa 60 “cipolline” contenenti cocaina, per un volume di affari che si aggirava intorno alle 500 euro al giorno, con punte di 800-1000 euro nei periodi estivi.
È qui che l’indagine si estende anche su altri fenomeni. Al ventiduenne, la droga veniva fornita da un venticinquenne pluripregiudicato del posto, che si imponeva quale suo unico fornitore, anche grazie alla collaborazione di un trentaduenne di Manfredonia, anch’egli attinto dalla misura cautelare in carcere.
La qualità della cocaina, ritenuta di pessima qualità, induceva lo spacciatore, per accontentare la clientela, ad acquistarla da un diverso fornitore, fin quando non veniva scoperto dal suo “fornitore esclusivo”, che per il torto commesso, prima lo attirava e poi lo sequestrava all’interno di un casolare sito nel Comune di Monte Sant’Angelo, in frazione Macchia, area rurale, isolata.
San Severo
3 persone agli arresti domiciliari per “detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, continuata e in concorso”.
L’attività di indagine condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia ha permesso di individuare una sorta di “market” della droga, ossia una saletta realizzata abusivamente all’interno di uno stabile di edilizia popolare, controllata h24 da videocamere e persone complici. Il luogo, impervio e di difficile controllo, era stato ben studiato, sicché gli indagati potevano agevolmente muoversi all’interno dello stabile senza la preoccupazione di poter essere scoperti. Il locale destinato alla vendita sembrava un vero e proprio minimarket della droga; vi era un ripiano sul quale i clienti potevano scegliere la sostanza stupefacente di cui avevano bisogno: cocaina, marijuana e hashish.
Il linguaggio utilizzato nel corso delle conversazioni intercettate, talvolta era criptico, altre volte invece assai chiaro. Addirittura, in una circostanza, si lamentavano per i troppi controlli effettuati dalle forze dell’ordine, ritenendo che una così importante “pressione” sarebbe stata più giustificata nei confronti di coloro che piazzavano bombe a ridosso di attività commerciali e non nei riguardi di chi si occupava di droga.
Per evitare di essere sorpresi dalle forze dell’ordine avevano adottato il sistema delle “vedette” (sia spacciatori che fidati acquirenti), ma avevano anche il supporto di un sistema tecnologico di videocamere perimetrali e citofoni, utili per controllare gli accessi alla zona. Il sistema permetteva agli indagati di giocare d’anticipo sulle Forze dell’ordine. Infatti, nelle occasioni in cui i militari dell’arma sono riusciti ad entrare negli stabili in parola, non sono riusciti a riscontrare pienamente l’attività di spaccio perché i sodali erano riusciti a disfarsene anticipatamente.
I procedimenti cui si riferiscono le due operazioni si trovano attualmente ancora nella fase delle indagini preliminari; pertanto, gli indagati – nei cui confronti sono stati acquisiti indizi di colpevolezza ritenuti dal GIP di tale gravità da legittimare l’applicazione delle misure cautelari – non possono essere considerati colpevoli fino alla condanna definitiva.