Francia: ribadito ‘no’ all’estradizione di 10 terroristi rossi. È polemica

La Francia ribadisce il no all’estradizione in Italia di 10 terroristi rossi. Così la decisione della Corte di Cassazione. Una scelta che ha alzato una fitta polemica fra le vittime.

La decisione della Cassazione ha fatto seguito a quella della Corte d’Appello nel 2022. Si pronuncia sfavorevole ritenendo che diversi ricorrenti fossero già stati giudicati in contumacia, senza aver avuto la possibilità di difendersi in un nuovo processo. Adesso la Cassazione sottolinea che la quasi totalità dei richiedenti hanno vissuto in Francia per circa 25-40 anni, un Paese in cui hanno una situazione familiare stabile, sono inseriti professionalmente e socialmente. La loro estradizione causerebbe un danno sproporzionato al loro diritto a rispetto della vita privata e familiare.

L’ira dei parenti delle vittime

“Non è assolutamente giustificabile – sottolinea Iosa, figlio di Antonio Iosa, ex esponente della Dc gambizzato dalle Brigate Rosse a Milano il primo aprile 1980 -, perché se queste persone avessero voluto difendersi in Italia avrebbero benissimo avuto tutta la possibilità di farlo. La nostra legislazione permette agli ex brigatisti di difendersi in qualsiasi modo, tanto che chi era in Italia lo ha fatto, e alcuni sono stati giudicati persino innocenti, uscendo puliti da alcuni processi, mentre altri sono stati giudicati colpevoli e condannati. La loro scelta, dunque, è puramente egoistica, una scelta da parte di vigliacchi che hanno deciso semplicemente di scappare per non affrontare il giudizio in Italia“.

“Non ce lo aspettavamo – aggiunge Roberto Della Rocca, presidente Aiviter (associazione vittime del terrorismo) – forse sì guardando quello che è successo negli ultimi mesi, supponendo che ci potesse essere anche una influenza politica. Mi rifiuto però di prendere in considerazione una eventuale incidenza sulla vicenda dei rapporti Italia-Francia. Spero proprio non sia stato così”.

Chi sono i 10 terroristi non estradati: tutti i nomi

Nella lista, Giorgio Pietrostefani, tra i fondatori dell’organizzazione Lotta Continua, ottantenne e da tempo malato, condannato a 22 anni come uno dei mandanti dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Ci sono poi 6 ex Brigate Rosse ovvero: Giovanni Alimonti (classe 1955) che deve ancora scontare 11 anni per banda armata e associazione terroristica, Roberta Cappelli (classe 1955) condannata all’ergastolo per associazione con finalità di terrorismo, concorso in rapina aggravata, concorso in omicidio aggravato, attentato all’incolumità, Marina Petrella (classe 1954), che deve scontare l’ergastolo per omicidio, Sergio Tornaghi (classe 1958), condannato all’ergastolo per l’omicidio di Renato Briano, direttore generale della Ercole Marelli, Maurizio Di Marzio (classe 1961), che deve scontare 5 anni per tentato sequestro dell’ex dirigente della Digos di Roma, Nicola Simone ed Enzo Calvitti (classe 1955), che deve scontare 18 anni, 7 mesi e 25 giorni e 4 anni di libertà vigilata per i reati di associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo, ricettazione di armi.

Niente estradizione anche per: Raffaele Ventura (classe 1952), ex militante di Autonomia Operaia, condannato a 20 anni per concorso morale nell’omicidio a Milano del vicebrigadiere Antonio Custra; Luigi Bergamin (classe 1948), ex militante dei Proletari armati per il comunismo (Pac), che deve scontare una condanna a 25 anni per associazione sovversiva, banda armata e concorso in omicidio; Narciso Manenti (classe 1957), ex membro dei ‘Nuclei armati contropotere territoriale’, che ha una condanna all’ergastolo per l’omicidio aggravato dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, assassinato a Bergamo il 13 marzo 1979.

(foto di Pixabay)

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