A margine del G20, oggi Roma, ospiterà un ulteriore incontro, rilevante. Si tratta del meeting fra il Capo della diplomazia americana Antony Blinken e il suo omologo cinese Wang Yi.
I due si era incontrati lo scorso marzo in Alaska. In quella occasione la delegazione cinese aveva rimproverato la parte americana davanti alle telecamere. Restano tesi i rapporti, ora come allora, su più fronti: commercio, diritti umani, Taiwan e pandemia.
C’è la questione della China Telecom America. All’inizio di questa settimana, la Federal Communications Commission (FCC) degli Stati Uniti ha concesso al colosso cinese 60 giorni per chiudere i suoi servizi sul suolo americano. L’azienda opera in USA da oltre vent’anni. Pechino aveva denunciato una “repressione dolosa” con un provvedimento che “compromette il clima di cooperazione” tra i due Paesi.
Spinosa la questione di Taiwan: soldati USA già sul posto
I contrasti si sono moltiplicati negli ultimi giorni tra Cina e Stati Uniti sul destino di Taiwan. L’isola gode di un sistema democratico e ha proprio Governo, moneta ed esercito. Tuttavia, non ha mai proclamato l’indipendenza formale dalla Cina. Pechino, da parte sua, invoca all’unita e minaccia di usare la forza se lo farà.
Questa settimana la Presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, ha confermato la presenza sul suo territorio di un piccolo numero di soldati americani venuti per addestrare il suo esercito. Ha detto inoltre di “confidare” negli Stati Uniti per difendere la sua isola contro la Cina.
Anche Blinken ha suscitato le ire di Pechino invocando martedì una “partecipazione significativa” di Taipei negli organismi ONU e sulla scena internazionale. Il Presidente Joe Biden ha anche affermato che gli Stati Uniti hanno “un impegno” a difendere militarmente Taiwan in caso di attacco cinese, che sembra rompere con “l’ambiguità strategica”, sebbene la sua squadra abbia successivamente negato qualsiasi cambiamento di politica.