Gaza, molo galleggiante USA per aiuti: i numeri

L’ambiziono piano USA del molo galeggiante a largo di Gaza distribuirà 2 milioni di pasti. A lavoro una società privata poco conosciuta, la Fogbow, gestita da ex funzionari militari e di intelligence. Più di mille i soldati americani che parteciperanno all’operazione, restando per tutto il tempo fuori dalla Striscia.

La struttura sarà costituita da due elementi: un grande molo galleggiante composto da segmenti di acciaio e una banchina più piccola, collegata alla terraferma da una strada rialzata a due corsie lunga 548 metri. La strada rialzata sarà composta da pezzi di acciaio di 12 metri collegati tra loro e fissati alla riva.

Come funzionerà? Le navi mercantili consegneranno i rifornimenti al molo galleggiante e da lì gli aiuti verranno scaricati su una serie di chiatte e navi più piccole che raggiungeranno la banchina galleggiante. Questa sarà collegata alla Striscia di Gaza con una strada assemblata in mare e ”conficcata” nella spiaggia, in modo da permettere ai militari americani di non mettere piede nell’enclave.

A quel punto, i container verranno svuotati sulla banchina galleggiante. Il contenuto verrà caricato sui camion per essere portato ai punti di distribuzione all’interno di Gaza, come parte di un piano approvato dai governi statunitense e israeliano.

Resta il nodo della sicurezza. Il Contrammiraglio in pensione Mark Montgomery, veterano della Marina americana, ha parlato della necessità di creare un “bozzolo di sicurezza” sia sulla spiaggia sia nelle acque poco profonde vicine. “Non si può permettere che i civili salgano sul molo”, ha detto Montgomery. “Potrebbe essere un genitore alla disperata ricerca di cibo per i propri figli o qualcuno che vuole tentare di uccidere qualcun altro. Ciò interromperebbe le operazioni”, ha spiegato.

Gli aiuti rasggiungeranno 2,3 milioni di persone

Sull’efficacia degli aiuti, il Dipartimento di Stato USA ritiene che potranno fare la differenza. Perché se l’obiettivo è la distribuzione di due milioni di pasti al giorno, questi andrebbero a soddisfare i bisogni di quasi l’intera popolazione della Striscia di Gaza, ovvero 2,3 milioni di persone. Si tratterebbe di aiuti di gran lunga superiori a quelli che attualmente arrivano via terra attraverso il valico di Rafah al confine con l’Egitto e quello di Kerem Shalom con Israele, così come tramite i lanci aerei. Tuttavia il metodo più rapido per far arrivare aiuti alla popolazione di Gaza resta via terra ed è per questo che questo tipo di distribuzione non verrà sostituita, ma affiancata dal supporto marittimo, come ha spiegato il portavoce del Dipartimento di Stato Usa Matthew Miller.

“Anche nella migliore delle ipotesi, il molo non sarà allestito prima di due mesi come meccanismo di consegna efficace”, ha detto Montgomery. “Dobbiamo tenerne conto mentre affrontiamo le sfide umanitarie dei prossimi 45 giorni”, ha sottolineato.

(foto di Pixabay)


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