Il 27 maggio del 1993 un Fiorino imbottito di esplosivo uccide cinque persone nel centro di Firenze, comprese una bambina di 9 anni e una neonata di 50 giorni.
È la prima delle cosiddette stragi continentali di Cosa nostra, che dopo aver eliminato i nemici storici – Falcone e Borsellino – passa a colpire civili inermi, con l’obiettivo di destabilizzare il Paese e ottenere un alleggerimento delle condizioni carcerarie. Una fase oscura della storia italiana, che ancora oggi è piena di buchi neri.
Fabrizio Nencioni, la moglie Angela Fiume, le bimbe loro figlie Caterina e Nadia, lo studente Dario Capolicchio, tutti rimasti uccisi nello scoppio dell’autobomba di Cosa Nostra, sono state ricordate dalle autorità e da centinaia di persone con la deposizione di una corona nel punto dell’esplosione alle 1.04 ovvero l’ora dell’attentato.
Presenti familiari e parenti delle vittime, esponenti delle istituzioni e della magistratura, e moltissimi cittadini che hanno seguito il corteo aperto dal Gonfalone della città. Il corteo da piazza della Signoria si è mosso per raggiungere via dei Georgofili, quindi, celebrato l’anniversario dei 30 anni della strage. Nardella, il Sindaco della città, prima del corteo ha dichiarato: “Trent’anni segnano un anniversario a cifra tonda che è importante perché ci spinge a ripercorrere tutto quello che Firenze ha saputo fare da allora come città e anche coi processi che hanno permesso di individuare i responsabili. Ma anche ci spinge a capire cosa ha significato lo scontro della mafia contro o Stato, le istituzioni, e a parlarne alle future generazioni. La mafia c’è ancora, oggi si annida e attecchisce dove c’è economia sana. La battaglia non è finita e va portata avanti proprio per le nuove generazioni“.