Oggi il funerale di Giada Zanola, la 33enne gettata da un cavalcavia della A4 a Vigonza nel padovano dal compagno Andrea Favero. L’uomo è accusato di averla uccisa. Le esequie alle 13.45 nella chiesa parrocchiale di Folzano, il quartiere di Brescia dove la giovane aveva vissuto fino a pochi anni fa.
Favero è in carcere, i bambino affidato ai nonni paterni
Procedono le indagini. La scientifica ha perquisito la casa dove i due vivevano col loro figlio di tre anni. Sequestrato materiale informatico e non solo alla ricerca di tracce che chiariscano cosa è davvero successo una settimana fa, prima della morte della donna, il cui cellulare sembra letteralmente volatilizzato. Un perito informatico è stato incaricato intanto di analizzare quello del camionista e il suo Pc. Favero attualmente è in carcere al Due Palazzi di Padova. Il figlio di tre anni, invece, è stato momentaneamente affidato ai genitori dell’uomo.
Dall’autopsia confermata la lite fra i due coniugi
I primi esiti dell’autopsia indicherebbero che Giada era ancora viva, forse non nel pieno delle sue facoltà, quando è stata gettata giù per un salto di 15 metri. Giada era dunque ancora in vita, forse priva di sensi, quando è arrivata sul cavalcavia di Vigonza da cui, poi, è stata gettata di sotto. Dall’autopsia eseguita dal professor Claudio Terranova dell’università di Padova è stato escluso lo strangolamento, né appaiono ferite causate da armi da taglio, mentre sono stati rinvenuti alcuni lividi che confermano la lite tra la donna e il suo compagno di circa due giorni prima della morte della bresciana.
Al culmine dell’ennesimo litigio l’avrebbe sollevata e buttata di sotto, dove è stata arrotata da un camion. Lo avrebbe raccontato poliziotti Andrea Favero, compagno di Giada Zanola. Parziali ammissioni che il camionista non ha però ripetuto di fronte a gip e pm quando è passato dall’essere testimone a indagato: un passaggio chiave che però non può essere usato giudizialmente, dal momento che è stato reso senza la presenza del suo avvocato.
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