“Bene, la mia idea allora era che tutto questo sarebbe stato arte, arte e non economia, che l’arte sarebbe potuta divenire un esempio indicativo nella soddisfazione della fame come bisogno umano su base puramente umana, non più legata allo sfruttamento e che alla fine ci sarebbero state tante patate da poterle regalare a tutti” queste le parole di Gianfranco Baruchello, il grandissimo artista morto in queste ore a 98 anni, spiegando quello che era la sua idea della sua famosa “azienda Agricola Cornelia“.
“Agricola Cornelia” fu un progetto visionario di Gianfranco Baruchello;m. Un progetto artistico, economico, zootecnico e agricolo, divenuto poi la base utopica e concettuale su cui costruire la sua Fondazione che si sviluppò dal 1973 al 1981. Era un “gioco” serissimo in cui l’arte veniva interpretata come soddisfazione di bisogni primari: doveva essere come quelle «patate» che si sarebbero dovute regalare a tutti.
“Agricola Cornelia” ebbe il merito di strappare grandi porzioni di campagna alla speculazione edilizia. Oggi la Fondazione si disloca tra le due sedi: la prima è nella casa-studio di Gianfranco Baruchello, nel Parco di Veio, con una biblioteca di circa 60mila volumi, l’archivio storico dell’artista e numerose sue opere, e una seconda sede nata nel 2016, si trova nel quartiere di Monteverde Vecchio: ospita mostre, incontri, convegni, presentazioni di libri e performance.
Gianfranco Baruchello: l’artista utopico
Era l’artista dei “minuscoli disegni“, dal tratto netto e schematico, esponente dell’arte definita “extra-mediale” da Enrico Crispolti. La sua carriera inizia nel 1962 con la partecipazione alla mostra “New Realists” alla Sidney Janis Gallery di New York, insieme a Enrico Baj, Tano Festa, Mimmo Rotella e Mario Schifano. Le sue opere fanno parte delle collezioni dei più importanti musei, non ultimo il Maxxi di Roma che accoglie “Piccolo Sistema“, una sorta di compendio della poetica dell’artista. Celebre anche il progetto che Baruchello presenta nel 1989 al Festival di Spoleto, “Voci sull’acqua“, una performance che ha visto l’artista curare un piccolo bonsai di Ginkgo Biloba.
È stato invitato ben sei volte a rappresentare l’Italia alla Biennale d’Arte di Venezia esattamente nel 1976, 1980, 1988, 1990, 1993 e l’ultima del 2013. Due volte invece ospite della grande “Documenta” una delle più importanti manifestazioni internazionali d’arte contemporanea europee, che si tiene con cadenza quinquennale nella città tedesca di Kassel, nell’Assia settentrionale: 1977 e 2012.
Un grande pilastro dell’arte contemporanea italiana che è stato definito il miglior artista nel 2016 da Rai Radio 3.