Sono passati solo pochi giorni dalla scomparsa del re del calcio Pelé e di un altro grande combattente del pallone, Mihajlovic e oggi un altro lutto colpisce il mondo del calcio e dello sport. Aveva soli 58 anni e si è spento a Londra, dopo aver combattuto sino a che le forze glielo hanno consentito, Gianluca Vialli.
Nato a Cremona il 9 luglio 1964, Gianluca cresce in una famiglia benestante e inizia la carriera nelle giovanili del Pizzighettone prima di trasferirsi nella squadra della sua città. Scende in campo come ala e poco dopo diviene attaccante di movimento. Il suo debutto avviene nella nella Cremonese che contribuisce a portare in serie A nel 1984 e in quello stesso anno passa alla Sampdoria di Mantovani, diventandone nel corso degli anni un simbolo.
Al primo anno conquista la Coppa Italia, che in seguito vincerà altre due volte. Con l’arrivo di Boskov e la straordinaria intesa in campo e fuori con Roberto Mancini, arrivano anche la Coppa delle Coppe nel 1990 e, soprattutto, l’indimenticabile scudetto dell’anno dopo a cui si aggiunge la Supercoppa italiana.
Ma l’anno di grazie e’ il 1992, quando Gianluca sfiora l’impresa leggendaria di portare la coppa dei Campioni in blucerchiato, fermata dalla punizione di Ronald Koeman a un passo dai calci di rigore nella finale di Wembley con il Barcellona.
E’ la sua ultima partita con la Samp prima di trasferirsi alla Juventus. Un paio d’anni in chiaroscuro, la Coppa Uefa del 1993, prima della doppietta scudetto-Champions League sotto la guida di Lippi oltre alla Coppa Italia e a una Supercoppa. Sono gli anni in cui emergono le sue doti di leadership che saranno decisive nel trascinare i compagni.
Ma la fama di Vialli è legata alla sua grande concretezza sotto rete visto che lo porta a segnare 275 gol da professionista e a vincere la classifica dei cannonieri nella stagione ’90/’91. Sarà, infatti, la sua eccezionale capacità di essere decisivo in area di rigore, centrando sempre il goal e sfruttando una progressione impressionante, una buona elevazione e un’incredibile abilità in acrobazia, a renderlo indimenticabile e temutissimo dagli avversari.
Dopo l’esperienza nella Juventus, decide per l’avventura in Inghilterra, al Chelsea, nel 1996 e dove si mette subito in evidenza vincendo la coppa d’Inghilterra. Nel duplice ruolo di allenatore e giocatore, conquista coppa di Lega, Coppa delle Coppe e Supercoppa europea, sfruttando al meglio un grande Gianfranco Zola. A tutto questo va aggiunta l’esperienza in Nazionale, prima nella splendida Under 21 di Azeglio Vicini, poi in quella maggiore con cui partecipa a un Europeo, nel 1988, e a due Mondiali, nel 1986 e nel 1990, quando forse subisce la peggiore delusione della carriera non riuscendo a incidere a Italia ’90, soppiantato dalle notti magiche di Totò Schillaci. Segue un periodo in cui si ritira per disaccordi con Arrigo Sacchi nel 1992.
Lasciato il calcio giocato, da allenatore riesce a portare il Chelsea, per la prima volta nella sua storia, a un posto in Champions League, prima di vincere FA Cup e Charity Shield. Sembra l’inizio di una grande carriera, ma, purtroppo, l’esperienza al Watford in First Division, conclusa con l’esonero, sarà la sua ultima in panchina.
Inizia così il suo ruolo di opinionista, a varie attività benefiche e la scrittura di due libri.
Nel 2019 torna ad avere un ruolo attivo nel calcio entrando nei ranghi della Federazione come Capo Delegazione della Nazionale italiana, toccando l’apice nell’Europeo del 2021 vinto dagli azzurri guidati dal suo grande amico Mancini: come non ricordare lo storico abbraccio in lacrime tra i due dopo la vittoria ai rigori a Wembley contro l’Inghilterra.
Gianluca è stato uno degli attaccanti più forti della storia del calcio mondiale, un combattente che seppure dotato umanamente di una grande carica emotiva, sul campo tirava fuori il suo innato talento calcistico e la sua straordinaria visione del gioco che ne faranno uno dei giocatori che per i tifosi di ogni parte non sarà possibile dimenticare.
Ce lo vogliamo immaginare che nel momento del trapasso dis giunto davanti a chi lo ha preceduto di qualche giorno e insieme abbiamo irrimediabilmente parlato di calcio, come i tifosi fanno al bar, sorseggiando una tazzina di caffè.
Riposa in pace Gianluca.
(Screenshot TV)