Oggi è il 27 gennaio, la Giornata della Memoria. Per non dimenticare e per non ripetere gli stessi errori. Ma come dice il detto: da un orecchio entra e dall’altro esce.
Quello che è successo a partire dal 1933 ha segnato l’intero pianeta, ma soprattutto ha segnato coloro che sono tornati. Alcune persone hanno dichiarato negli anni “è vero sono tornata viva da quell’inferno, ma è proprio li che sono morta dentro“.
Parole pronunciate in questa Giornata della Memoria da Lucy Salani, oggi 97nne, la trans più “vecchia” d’Italia. La sua storia viene raccontata nel documentario “C’è un soffio di vita soltanto“, firmato dal duo di registi Mattero Botrugno e Daniele Coluccini, al cinema dal 10 gennaio 2022 e selezionato alla 39esima edizione del Torino Film Festival.
La storia di Lucy Salani, in questa Giornata della Memoria, dovrebbe servire a ricordare le migliaia di uomini e donne mandati a morire nei campi di concentramento solo perchè “diversi” e non adatti al popolo ariano. Agli uomini omosessuali venne assegnato, come immagine rinconoscibile, il triangolo rosa. I nazisti credevano che gli uomini omosessuali fossero deboli ed effemminati, incapaci di combattere per la nazione tedesca. Inoltre, ritenevano improbabile che avessero figli e potessero quindi contribuire alla crescita della popolazione.
Alle donne omosessuali venne affibbiato il triangolo nero, lo stesso usato per classificare gli “asociali“, cioè coloro che erano ritenuti una minaccia per i valori ideologici delle famiglie del Terzo Reich.
Oltre alla differenza del colore distintivo, ai gay e alle lesbiche era destinato anche una differente “punizione“. Tutti coloro che indossavano il triangolo rosa venivano “usate” come cavie da laboratorio.
Alcuni sopravvissuti racconteranno anni dopo quello che gli era stato riservato: “dopo una settimana che eravamo arrivati al campo di concentramento ci venne detto che grazie a noi si sarebbero fatti passi importanti nel campo della scienza e della medicina. Un giorno ci portarno in una grande stanza. C’erano tantissime tinozze d’acqua e ci dissero di entrarvi dentro”.
“Quando lo facemmo, ci legarono i polsi alle estremita. Non capivamo cosa stesse per succederci. Fino a quando non sentimmo le prime urla. I militari iniziarono a immergere nelle tinozze dei cavi elettrici. Erano collegati a uno strano macchinario. Il nostro compito era quello di essere topi da laboratorio. Lo studio serviva per capire fino a quanto un uomo potessse resistere alle scosse elettriche e alla tortura. Essendo noi dei “Schwuchtel” il nostro limite di sopportazione sarebbe stato inferiore a quello dei veri uomini.“
Alle donne invece, forse il trattamento peggiore. Quello “riparativo“. Una donna non poteva essere attratta da un’altra donna. Questo era perchè ancora non avevano ancora incontrato i veri uomini. Gli uomini del Reich, razza pura, razza ariana.
Le lesbiche diventavano le “amanti” dei militari, di tutti i militari. Loro avevano il compito di riportarle sulla giusta strada e di decidere se erano o non erano tornate alla normalità. Quelle che risultavano “inguaribili” venivano uccise al momento.
Un triangolo rosa e uno nero. È quello che è rimasto nei ricordi di chi è sopravvissuto. E’ quello che è rimasto a chi ha potuto ascoltare i loro racconti, nitidi, dettagliati, lucidi. E’ parlando con quei pochi sopravvissuti, scopriamo che quei ricordi oggi ritornano ancora più alla mente. Quello che sta vivendo oggi la comunità LGBTQ+ è una nuova guerra. È vero non in tutto il mondo, ma basta anche un solo caso per permettere a qualcuno di distruggere una vita.
Ungheria, Russia, Ucraina, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Liechtenstein, Città del Vaticano, Moldavia, Iran, Iraq, Turchia, Emirat Arabi e tanti tanti altri, non hanno leggi che tutelano l’orientamento sessuale e la differenza di genere. Anzi in alcuni di questi oltre essere vietata la “propaganda dell’omosessualità“, per gli omosessuali è ancora in vigore la pena di morte.
L’odio che sta dilagando negli ultimi anni sta portando la comunità a chiedere a gran voce a tutti i grandi Capi di Stato, alle organizzazioni e a tutti coloro al potere “BASTA ALLA PERSECUZIONE DELLE PERSONE LGBTQ+”.
Ci auguriamo che questa Giornata della Memoria possa davvero aiutare a ricordare e a far migliorare la vita di tanti ragazzi e ragazze, tanti FtoM e tante MtoF e a migliorare davvero la vita di tutti.
Mi auguro che non si ripeta mai più che debba essere un triangolo rosa o un triangolo nero a ricordare al prossimo che anche noi esistiamo.