Non sarà certamente di routine l’assemblea di questa settimana della DWS, la controllata di Deutsche Bank, che gestisce fondi comuni di investimento per un valore complessivo di 900 miliardi di euro.
Infatti, a fine maggio a Francoforte negli uffici della Direzione Generale di questa banca e della sua controllata vi è stata un’irruzione di una cinquantina di persone, tra agenti di polizia, funzionari del pubblico ministero. Ispettori della Bafin, l’Autorità di Vigilanza tedesca dei mercati finanziari e dell’Ufficio federale della polizia criminale BKA. L’ episodio è la conseguenza di una denuncia presentata da un’ex dipendente della DWS, responsabile della divisione USA dei prodotti ESG, alla SEC, l’authority di controllo statunitense dei mercati finanziari, che, a sua volta, ha cointeressato, successivamente, la Bafin.
La denuncia aveva come oggetto il tema della presunta falsa etichetta di sostenibilità di cui si fregiavano alcuni dei prodotti finanziari della DWS, che, dunque, secondo la denunciante, in realtà, non sarebbero stati rispondenti ai requisiti richiesti dalle due recenti normative europee, rispettivamente in tema di tassonomia delle attività produttive e di servizi considerate inquinanti e quanto agli aspetti di trasparenza della finanza sostenibile.
In questa vicenda colpisce il fatto che a muoversi tempestivamente, pur in assenza di una normativa specifica negli Stati Uniti, è stata la SEC nel suo consueto pragmatismo; mentre in Europa la Bafin, che come si ricorderà è stata recentemente oggetto di una radicale ristrutturazione organizzativa e di perimetro di competenze, a seguito del dissesto di Wirecard, il colosso dei pagamenti elettronici, non si è voluta, certamente, far sfuggire l’occasione di un suo rilancio reputazionale..
Al di là dell’interesse specifico di questa vicenda societaria, la notizia assume rilievo nell’ambito dell’azione intrapresa dalle Autorità di controllo europee e di oltre Atlantico nel monitorare la trasparenza e la correttezza operativa del mercato della finanza sostenibile, contrastando le operazioni di camuffamento dei relativi prodotti. Un mercato, che a livello globale, secondo i dati raccolti da GSIA, l’associazione internazionale di organizzazioni orientate allo sviluppo degli investimenti in sostenibilità, ammonta a 35mila miliardi di dollari.
Va, poi, sottolineato che da un lato la regolamentazione europea sul rispetto dei parametri e dei requisiti per poter definire verde e sostenibile un’azienda e il relativo progetto di investimento è, certamente, ancora in fase di rodaggio; e, dall’altro, che, secondo la valutazione prevalente degli esperti di questo settore, nonostante il dichiarato, sono ancora molte le case di investimento, che debbono allinearsi a quanto previsto nella regolamentazione stessa.
Ecco, perché, in definitiva, la prossima assemblea di DWS costituirà un test probante per comprendere quanto sia reale in Europa l’efficacia di questa normativa e quanto sia ancora, invece, lungo il percorso per raggiungere gli obiettivi da essa prefissati.