Il nuovo libro di Mauro Cascio “Un pozzo di abati e di principi”

L’autore Mauro Cascio, filosofo pontino conosciuto ai più per i suoi studi hegeliani, si cimenta in nuova incursione letteraria, dopo “Piazza Dalmazia” (2017), “Davanti alla fine del mondo” (2019) e “Sposerò Rossana Doll” (2022).

“Un Pozzo di Abati e di Principi” edito dal Gruppo Editoriale Bonanno, con illustrazioni di Luigi Malgherini, è un racconto di ampio respiro che si snoda su quattro giornate in una Catania “dispotica” e un parterre di personaggi piuttosto bizzarri.  Mauro Cascio nel suo pragmatismo evidenzia sempre una vena poetica, è crudo, ma sincero e soprattutto inventore di efficaci incastri narrativi. Soggetti in parte di fantasia sono il fulcro dell’opera: avvocati, ingegneri, architetti, vari attori che arricchiscono la scena di un Tribunale, con un Giudice intransigente che ascolta e interagisce con un’ umanità disperata. La terra dei pozzi, che è anche la terra dell’autore, diventa terreno dell’utopia e quindi della sua ricerca della speranza (di una giustizia? O di cosa altro?).

Uno stile divertente, misto, tra il sacro e il profano, tra il classico e il pop, in cui non mancano citazioni su e di Ermanno Cavazzoni, Andrea Emo, Alberto Moravia, Elsa Morante, Dario Fo, tutti confusi in un unico circo, in un colorato giro di giostra nonostante la nebbia, di un autore che ha amato Federico Fellini e Woody Allen.

“Io scrivo perché ho paura delle cose che passano”, spiega Cascio. Per l’autore i pozzi servono anche a tener ferme le cose, e a farle durare. In questo ritrova il compito della filosofia, che prendendo dettaglio insignificante della storia o del mondo, e con la scusa della vita, dona ad esso una valenza eterna nel pensiero.

Recentemente premiato al festival letterario di Manfredonia, l’autore ha dichiarato a Tf News: Sono davvero grato a Manila Gorio e a tutto lo staff della prima edizione del Libro Premio Città di Manfredonia per il riconoscimento. Il pozzo scava in profondità e cerca. Cercando si trovano i rimossi comuni, tutto quello che la nostra società non ha il tempo di esprimere e di raccontare. Per questo abbiamo bisogno della memoria del sottosuolo, per recuperare quanto abbiamo perso e quanto è diventato passato, ricordo. Una società diventa matura quando ha ben chiari i suoi pozzi e ha esplorato tutti i suoi territori. La manifestazione di Manfredonia, che peraltro ha visto una grande partecipazione di pubblico, è la dimostrazione che la cultura d’eccellenza ha ancora spazio e tante cose da dire. A patto di trovare qualcuno, come Manila e il suo progetto, disposto ad ascoltare”.

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