Editoriale del Direttore
Oggi inizia il semestre bianco che per sei mesi congela, si fa per dire, il mandato del Presidente della Repubblica, in attesa dell’elezione del nuovo Capo dello Stato ed è il periodo in cui non può avvenire lo scioglimento delle Camere. In questa lunga attesa, ci si avvicina sempre all’ appuntamento elettorale per le Amministrative di ottobre 2021, che chiameranno alle urne oltre 12 milioni di Italiani per il rinnovo di molte Amministrazioni Locali.
I partiti politici sono divisi tra coloro che dicono che la consultazione elettorale non può e non deve avere un significato politico e altri che confidano nell’esito delle elezioni per rafforzare il proprio peso politico e magari intravedere un cambio di maggioranza dell’Esecutivo, con effetti e implicazioni anche sull’elezione del Presidente della Repubblica che avverrà dopo il 3 febbraio del 2022.
La campagna elettorale, dunque, è in pieno svolgimento, ma è alquanto debole e dai colori sbiaditi, ravvivata solo da qualche esternazione del solito Matteo Salvini che, tuttavia, è ben lontano dall’usare i toni trionfalistici delle ultime elezioni: il capitano ha costantemente sul collo il fiato di Draghi, che, sussurrando come nel suo stile, lo costringe, il più delle volte, a mordere il freno.
L’altro grillo parlante, Matteo Renzi, dà l’impressione di parlarsi addosso, in un soliloquio di aberrante di autoreferenzialismo che non convince più nessuno e che, comunque, resta sempre una mina vagante perchè, non dimentichiamolo, sebbene abbia con una percentuale di consensi irrisoria, è stato lui a mandare a casa Matteo Salvini dal Governo che lo aveva visto emergere ed è stat sempre lui a liquidare il Governo di Giuseppe Conte.
In questa Torre di Babele della politica, emerge senza dubbio (i dati dei sondaggi lo confermano) la figura politica di Giorgia Meloni che, dall’ultima crisi di Governo, in cui ha pagato le “malefatte” di Salvini, ha messo in campo la strategia della coerenza e della correttezza politica di mestiere, acquisendo, giorno dopo giorno, nuovi consensi e operando con successo un sorpasso inevitabile a scapito della Lega e soprattutto di Forza Italia.
C’è grande attesa per l’esito della strategia politica di Giuseppe Conte, che ha l’arduo compito di ricompattare il M5S e che, molto probabilmente, avrebbe fatto meglio a fondare un proprio partito, sebbene, come si sa, per fondare un partito non basta un uomo solo, ma serve una squadra efficiente e preparata. L’ex Premier ha il merito, riconosciuto più o meno da tutti, di aver gestito in Italia la più grave emergenza sanitaria e sociale dal dopoguerra ad oggi, ma questo non basta a fargli dormire sonni tranquilli. Il M5S di cui Conte è oggi è il leader, soffre di un’apparente insanabile frattura interna che gli fa perdere consensi e credibilità nei confronti di coloro che lo hanno sostenuto sin dalla sua nascita, ma non vi si riconoscono più, perchè quello che fu un movimento barricadero, ha subito sostanziali trasformazioni in questi ultimi anni. A causa, infatti, della devastante vittoria elettorale, ha dovuto condividere il sistema di gestione istituzionale del Paese che, come è ovvio, in un regime democratico, pone limiti e paletti di vario genere.
La sinistra dolorosa è capitanata da Enrico Letta, un autentico primo della classe, ma che non trova la quadra, anzi meglio si dovrebbe dire che non trova la squadra. Letta si arrabatta, cercando di mantenere la posizione di terzo partito che convince poco coloro che furono strenui difensori della sinistra di un tempo e convince ancor meno quei giovani che, seppure non abbiano idee politiche precise, sarebbero più inclini a votare dalla parte della mano manca. Ma per i giovani serve un leader carismatico e sebbene Letta sia quella che comunemente si definisce una brava persona, difetta di carisma, che è una dote genetica che non si apprende e tanto meno si improvvisa. Sicchè il Centro Sinistra commette l’errore di sempre, avendo insita la democratica, ma politicamente nociva tendenza a spezzettarsi in correnti e correntucole che ne minacciano l’unità e fanno perdere consensi.
Chi sale e chi scende
Vediamo, allora, cosa ne pensa l’opinione pubblica. Cominciamo da chi sale : Fratelli d’Italia è il primo partito davanti a Lega e PD. Il sondaggio Swg per il Tg La7 fotografa la crescita dei primi 3 partiti secondo le intenzioni di voto. Il partito di Giorgia Meloni sale al 20,6% e quello di Matteo Salvini si attesta al 20,3%. Nonostante le difficoltà interne il Partito Democratico cresce dello 0,2%e raggiunge il 19%. Salgono i consensi anche per il Centro Sinistra: Carlo Calenda con Azione raggiunge un ragguardevole 3,9%, così come Sinistra Italia che si alza sino al 2,7%.
Vediamo chi scende. In calo dello 0,3% il Movimento 5 Stelle che, forte dei consensi per Giuseppe Conte, mantiene comunque la quarta posizione con il l 15,5%. Scende Forza Italia che si attesta al 6,8% e calano i consensi anche per Articolo 1, il partito di Roberto Speranza, di Pier luigi Bersani e Massimo D’Alema che scende al 2,3%. Non va bene come vorrebbe Matteo Renzi che con Italia Viva scende al 2,2%.