Dal 14 settembre al 14 novembre, ad orvieto, al Museo “Claudio Faina” prenderà il via l’esposizione del
singolare ritratto con la barba del Sommo Poeta. La mostra si terrà presso gli spazi espositivi del Museo “Claudio Faina” prospiciente la Piazza del Duomo. Al centro dell’esposizione il singolare dipinto di un autore ignoto. Il dipinto da almeno sessant’anni è rimasto custodito nell’Ufficio del Sindaco di Orvieto e raffigura un volto inusitato di Dante Alighieri con la barba, di cui fa una fedele descrizione il suo primo biografo Giovanni Boccaccio nel “Trattatello in laude di Dante” e che venne scritto negli anni compresi tra il il 1351 e il 1355.
L’iniziativa, organizzata dal Comune di Orvieto e dalla Fondazione per il Museo“Claudio Faina”, è stata presentata a Roma presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati e aprirà i battenti domani, 14 settembre, data della morte di Dante Alighieri di cui quest’anno si celebra il settecentesimo anniversario.
Il quadro, probabilmente realizzato nei decenni finali del Cinquecento, raffigura il poeta in maniera completamente diversa dall’iconografia ufficiale e rappresenta un’autentica rarità. Dante, infatti, venne immortalato con la barba solo in miniature presenti in alcune versioni illustrate della Divina Commedia mentre altre due immagini che lo ritraggono con pizzetto e baffi sono state rintracciate in un disegno di Tito Lessi (1858-1917) e nel “Ritratto di Dante” del pittore russo Il’jaRepin (1844-1930) esposto al Kostroma State Historical-Architectural and Art Museum.
“Il primo accenno al quadro – ha spiegato il curatore della mostra, Giuseppe Maria Della Fina – si trova in un articolo de L’Osservatore Romano del 22 novembre 1967 a firma di V. Presicci,
recuperato e valorizzato di recente da Aldo Lo Presti. L’inquadramento cronologico e stilistico si
deve allo storico dell’arte Michele Maccherini. Di certo la barba sul volto di Dante è autentica e
non è stata aggiunta successivamente come hanno confermato le analisi effettuate dai restauratori
del Consorzio Pragma, Valentina Romé, Davide Rigaglia e Massimiliano Massera.
Il quadro, insieme ad altri
– ha aggiunto – arrivò probabilmente in Comune nel 1927 trasferito dopo la soppressione della Sottoprefettura di Orvieto che a sua volta aveva acquisito opere d’arte provenienti almeno da due antiche nobili famiglie orvietane: Pandolfi Alberici e Gualterio.
In mostra, insieme al quadro di Dante, interessato da un intervento di ripulitura ad opera di Chiara Munzi e Giuseppe Ammendola di Keorestauro, ci saranno anche un dipinto di Petrarca attribuito allo stessa mano che dipinse il “Dante barbuto”. Si tratta di una versione del 1927 del ‘Trattatello di Boccaccio’ e della cartolina tratta dal dipinto di Tito Lessi, entrambi provenienti dalla collezione privata di Aldo Lo Presti, e due statue di Papa Bonifacio VIII realizzate nel 1297 per essere posizionate sulle porte di ingresso alla città.
Il pontefice, citato con parole durissime nella ‘Divina Commedia’, ebbe infatti un’influenza considerevole nella vita politica
di Orvieto. Per concessione della Bonelli Editore, inoltre, saranno esposte anche la copertina e le tavole del racconto a fumetti
‘PapeSatànAleppe!’, inserito nello speciale n. 38 di Martin Mystère dell’agosto 2021, che s’ispirano al Dante con la barba di Orvieto”.
“Questa mostra nasce per caso – ha affermato il presidente della Fondazione per il Museo “Claudio Faina”, Daniele Di Loreto dalla diversa curiosità con cui abbiamo osservato quel quadro nello studio del Sindaco che avevamo visto chissà quante altre volte senza mai coglierne l’aspetto più singolare, una rarità iconografica che ci era sempre sfuggita. Una mostra che nasce per caso ma con una grande passione per la cultura, questa non casuale, senza la quale nulla si potrebbe
realizzare”.
La mostra avrà un’anteprima riservata alla stampa e alle autorità lunedì 13 settembre alle ore 18 e aprirà al pubblico il giorno
successivo con gli orari di apertura del museo. Il catalogo della mostra, edito da Intermedia Edizioni, è a cura di Giuseppe M.
Della Fina con testi di Aldo Lo Presti, Michele Maccherini, Francesco Federico Mancini e Teresa Nocita.
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