Il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini è intervenuto questa mattina al NATO Industry Forum 2021, che si sta svolgendo a Roma e che rappresenta un’occasione per i leader dell’industria di contribuire al dibattito sullo sviluppo del nuovo concetto strategico dell’Alleanza Atlantica, che sarà discusso al vertice del 2022 a Madrid.
“Desidero innanzitutto esprimere il ringraziamento dell’Italia al Segretario Stoltenberg, al Supreme Allied Commander Transformation, Generale Philippe Lavigne, all’Assistant Secretary General for Defence, Mr Camille Grand, al Generale Luciano Portolano, al personale del Segretariato Generale del Ministero della Difesa italiano, e a tutti coloro i quali hanno perseguito con tenacia lo svolgimento del NATO Industry Forum 2021 qui a Roma.
La pandemia ha fortemente condizionato la nostra vita sociale e anche il nostro “bisogno” di cooperare e di “essere alleati” a tutela della nostra sicurezza, e ha rappresentato una minaccia senza precedenti alla resilienza delle nostre società.
La crisi del COVID-19 ha, come è evidente, messo a repentaglio anche le certezze delle economie mondiali, in particolare di quelle liberali, acuendo i nazionalismi e la tendenza ad una progressiva regionalizzazione delle crisi e delle strategie nazionali.
La pandemia, al contempo, ci ha costretto a riorientare la percezione della nostra sicurezza, riaccendendo il dibattito sul nostro sistema di relazioni multilaterali e di interdipendenza strategica nell’attuale scenario geopolitico, sempre più complesso, globalizzato e interconnesso.
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La crisi del COVID-19, in sintesi, ha riacceso l’attenzione sulla necessità, per la nostra Alleanza, di essere più salda, agile e coesa, in grado anche di controllare le tecnologie chiave e le capacità di produzione, comprese quelle militari, e di tutelare la propria autonomia strategica.
La nostra presenza qui, oggi, è a mio avviso, un forte segnale di ripresa per la nostra comunità, in quello che è, certamente, un modello di cooperazione e di eccellenza: tutti fattori centrali per la sicurezza e la crescita economica dei nostri Paesi e della nostra Alleanza.
Permettetemi di esprimere l’orgoglio e la soddisfazione della Difesa italiana e mia personale per il fatto che questo evento, tanto rilevante per il nostro futuro, si svolga in Italia. In primo luogo, per l’importanza fondamentale che l’Italia e il suo Governo attribuiscono al legame transatlantico.
Sono convinto e consapevole sostenitore del profondo rapporto che lega l’Italia alla NATO, organizzazione chiamata al difficile compito di adeguarsi ed evolvere per fronteggiare le nuove sfide rimanendo, al contempo, presidio dei valori che difendiamo da 72 anni. Così come sono convinto, per riprendere ciò che ha detto Henry Kissinger in un libro uscito qualche anno fa, che “la Comunità atlantica non può conservare la sua rilevanza semplicemente proiettando in avanti ciò che è stata”.
Al contrario, per potersi adattare al mondo che cambia a grande velocità, è indispensabile tenere alta la consapevolezza dell’importanza del sodalizio transatlantico, mantenendolo al centro di un costruttivo e produttivo dibattito, e interrogandosi costantemente sul suo futuro per evitare il rischio di darlo per scontato e scongiurare i tentativi di altri attori internazionali di dichiararlo superato.
Una prospettiva che è tema centrale anche del NIF2021, chiamato a dare un apporto determinante agli impegni assunti dai Capi di Stato e di Governo nell’attuazione dell’agenda “NATO 2030” e nella definizione del nuovo concetto strategico di cui l’Alleanza intende dotarsi nel 2022.
Soprattutto in alcuni dei suoi temi essenziali: future capacità di deterrenza e difesa, mantenimento del vantaggio tecnologico,
necessità di continuare a investire nella NATO quale fattore accelerante dell’innovazione ai fini della difesa collettiva.
Un futuro in cui si deve proiettare anche l’Unione Europea, che deve dare compiuta attuazione allo “strategic compass”, attraverso scelte prima di tutto politiche, coraggiose e all’altezza, e così rilanciare, anche nell’ambito della Difesa, una concreta dimensione di politica industriale, ormai indifferibile, per poter ambire a essere uno strumento di sicurezza globale, pienamente complementare alla NATO.
Non è casuale il fatto che entrambe le organizzazioni stiano rivedendo le proprie direttrici strategiche, perché solo nella condivisione di una visione comune e nella continua ricerca di una bilanciata complementarietà può instaurarsi la dialettica costruttiva di cui abbiamo bisogno, per evitare che si tenda alla suddivisione o, ancor peggio, alla “regionalizzazione” dei ruoli, cui ho fatto riferimento in precedenza.
A questo riguardo, l’integrazione della difesa europea, perseguita convintamente dall’Italia, rappresenta la coerente azione di rafforzamento del pilastro europeo dell’Alleanza Atlantica e l’ulteriore consolidamento di un dialogo strategico sui grandi temi globali, assolutamente imprescindibile per mantenere il vantaggio competitivo del mondo occidentale in campo militare, economico, tecnologico, commerciale.
Sono, questi, alcuni degli argomenti che ci accingiamo a discutere al NIF2021.
Temi fondamentali anche per l’Europa, che ha proprio nel rafforzamento e nell’integrazione della base industriale e tecnologica un punto cardine dello sviluppo della sua Difesa comune.
Il NIF2021 ambisce ad essere l’affermazione di una nuova consapevolezza dell’esigenza di una cooperazione transatlantica incentrata, oltre che sulla fondamentale sintonia politica e culturale, anche sull’avanguardia industriale e tecnologica di fronte alla sfida dirimente dell’innovazione che dovremo raccogliere nel prossimo ventennio.
Una sfida che travalica la dimensione prettamente politica e militare, imponendoci di coinvolgere in modo più inclusivo tutte le nostre risorse e capacità – scientifiche, economiche e industriali. Tuttavia, e lo affermo con consapevole senso di responsabilità, una sfida che troverà sempre nelle Difese, e nelle correlate agende politiche delle nazioni e delle organizzazioni di riferimento, un fondamentale e centrale elemento abilitante.
A questo riguardo è certo e convinto il contributo che il mio Paese saprà dare alla NATO nelle sfide che l’attendono. Sono concetti che trovano nella dimensione multinazionale della cooperazione governativa e industriale il loro naturale strumento di realizzazione, soprattutto nel contesto transatlantico.
L’Italia è impegnata a promuovere lo sviluppo tecnologico e la competitività necessarie per continuare a partecipare attivamente ai programmi più avanzati ed innovativi, promossi con i nostri alleati e amici.
Il Governo e il Parlamento italiani guardando all’impegno assunto nel burden sharing hanno scelto, nonostante la crisi, di aumentare il budget della Difesa per l’anno in corso e per i prossimi, con l’obiettivo di stabilizzare il trend di crescita con investimenti certi e duraturi in innovazione, sviluppo e cooperazione industriale.
Esempi importanti che mi spingono ad affermare che il mio Paese è in grado di svolgere un ruolo di “ponte” tra l’Europa e gli USA, per generare collaborazioni più ampie e trasversali, a beneficio della crescita complessiva del sistema industriale su cui oggi NATO e UE possono e devono fare affidamento.
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Dobbiamo interpretare i temi della sicurezza e della difesa nella prospettiva della sempre più stretta interconnessione tra le capacità militari del futuro, integrate in ottica multi-dominio e multi missione, con le tecnologie emergenti e disruptive, quali il combat cloud, l’intelligenza artificiale, i sistemi autonomi.
Occorre uno sforzo convinto e corale di Governi e Parlamenti, affinché la pubblica opinione dei nostri Paesi possa chiaramente intendere come questa modernizzazione sia essenziale non solo per la salvaguardia della sovranità e della sicurezza della nostra collettività, ma anche per la sua ripresa economica.
Il futuro della nostra superiorità industriale e militare dipenderà dalla volontà politica di perseguire l’innovazione attraverso la concentrazione sinergica degli investimenti in programmi ad alto contenuto tecnologico e forme di procurement cooperativo efficaci. Ιnsieme dobbiamo tendere ad ottimizzare gli investimenti e, soprattutto, dobbiamo prevenire il rischio di dispersione del know how verso interessi antagonisti.
L’innovazione tecnologica ci offre, infatti, anche altre grandi opportunità: la sempre maggiore integrazione tra tecnologie militari e civili ci richiede di rimuovere ogni distinzione concettuale, finanziaria e programmatica tra i due settori, tra la grande industria dell’aerospazio e difesa e le start up del mondo privato.
Mi avvio a concludere avendo ben chiara questa direzione, che ho inteso indicare anche a livello nazionale, e che mi permette di guardare con fiducia al contributo sostanziale con cui il NIF2021 potrà concorrere a delineare il futuro dell’Alleanza”.