Le parole del nostro Presidente del Consiglio Mario Draghi non sono sfuggite alla Turchia. Già dopo averle pronunciate l’ambasciatore italiano ad Ankara Massimo Gaiani era stato convocato dal Ministro degli Esteri turco.
“Con questi dittatori bisogna essere franchi, ma comunque è importante una cooperazione” . Queste le parole di Draghi che non sono piaciute a Erdogan. Il commercio tra Italia e Turchia vale più di 10 miliardi l’anno, ed è per questo che Draghi ha sottolineato l’importanza di una cooperazione. Tuttavia, il trattamento riservato alla Von der Leyen, lasciata senza sedia, non è piaciuto al Presidente del Consiglio il quale non ha esitato a farlo notare alla prima occasione pubblica.
Il Governo turco pretende le scuse ufficiali e al momento non sembra essere disposto ad accontentarsi di un chiarimento attraverso i canali diplomatici. E fino a quando queste scuse non arriveranno, la Turchia ha deciso di dichiarare “guerra” alla nostra economia, boicottando alcuni contratti con le aziende italiane.
Il primo “attacco” è per Leonardo. La holding tecnologica di controllo statale si è vista sospendere l’acquisizione da parte della Turchia di dieci elicotteri di addestramento AW169; un’operazione da oltre 70 milioni di euro. Un affare che doveva essere il primo fra tanti con un guadagno per il lungo periodo di oltre 150 milioni per Leonardo e che ormai sembrava chiuso. Come aveva confermato a fine marzo dal Presidente delle Industrie della Difesa, il turco Ismail Demir.
Da Palazzo Chigi, riferiscono che la diplomazia è all’opera e che non serviranno scuse ufficiali per far rientrare la crisi. Ma dalla Turchia le intenzioni sembrano diverse. Basta pensare che nelle ultime ore diversi ministri turchi si sono scagliati contro l’Italia; ad esempio, Mustafa Varank, Ministro dell’Industria, ha dichiarato di “non accettare lezioni di democrazia da chi ha inventato il fascismo”. Poi ha parlato di immigrazione, facendo notare che “l’Italia lascia morire i richiedenti asilo”.