“L’adozione mite” primo caso in Italia a Roma

L’adozione mite è una forma particolare di adozione valida per figli minori di genitori incapaci di allevarli e curarli e che vengono affidati ad una nuova famiglia, cercando però di mantenere sempre vivi rapporti e legami con i genitori biologici.

La Corte d’Appello di Roma ha deciso che una donna, di origine nigeriana e vittima di tratta, potrà rivedere le due figlie di 8 e 10 anni, date in adozione a due distinte famiglie italiane. E’ il primo caso concreto di “adozione mite” in Italia: ovvero l’obbligo, in caso di adozione di minori, di mantenere un legame con la famiglia di origine. “E’ una sentenza rivoluzionaria dell’ordinamento giuridico italiano”, spiega Salvatore Fachile l’avvocato che ha seguito il caso,  “Una forma di adozione molto più moderna e intelligente, che tralascia gli egoismi delle famiglie adottanti per cercare di migliorare il percorso di crescita di bambini e bambine”.

In vigore in Italia dal 2022

Si ricorre all’adozione mite, da quest’anno possibile anche in Italia, quando, come definito dalla legge, è compromessa la vita di un bambino nato da due genitori temporaneamente incapaci di prendersene cura e in tutti i casi in cui  una condizione familiare di grave disagio economico-sociale o di salute, non permette l’adeguato sviluppo della personalità del minore.

Stando a quanto previsto dalle norme attuali, per ricorrere alla forma di adozione mite non è necessario che sussista il presupposto della situazione di abbandono morale e materiale del minore, ma basta il consenso dei genitori o del tutore all’adozione.

Quanto può durare l’adozione mite

Il termine legale di durata massima del periodo di adozione mite è di due anni. E’ possibile che nel corso di questi due anni, però, i genitori biologici  tornino  ad essere abbastanza stabili, forti e capaci di riprendere ad esercitare la propria facoltà genitoriale, per cui è possibile che il giudice disponga il rientro in famiglia del minore anche prima dei due anni, così come lo stesso termine può anche essere prorogato, sempre dal giudice competente.

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