Tredici arresti disposti dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i Minorenni a L’Aquila. In particolare, 6 custodie cautelari in carcere e 7 collocamenti in comunità.
Sono il culmine di una complessa attività di indagine che ha riguardato oltre 30 indagati minorenni e neomaggiorenni. Tutti sono stati accusati di reati gravi. Parliamo, in particolare, di: atti persecutori, violenze, estorsioni, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti e risse. Gli episodi si sono verificati all’interno del centro storico della città.
La riabilitazione è lo strumento per il reinserimento
Intercettazione e videoriprese hanno consentito di far luce su uno spaccato estremamente allarmante e di ostacolare un percorso criminale in evoluzione. Ne è conseguita la necessità dell’intervento repressivo, che tuttavia rappresenta il primo tassello di una imprescindibile azione preventiva, nonché di riabilitazione dei minori coinvolti. La repressione cioè è intervenuta per evitare conseguenze estreme e più gravi, ma l’obiettivo primario deve tendere al reinserimento dei giovani nel circuito sano della società. Alla eventuale sanzione deve affiancarsi la riabilitazione, come traguardo finale, per il benessere del minore e di conseguenza dell’intera comunità civile.
Alcuni di questi ragazzi sono italiani, altri provengono dai Paesi balcanici o dal Nord Africa. Si tratta ovvero di cittadini italiani e di ragazzi ospitati all’interno di comunità di accoglienza.