Lacrime, tante lacrime quelle che hanno versato le due figlie di Laura Ziliani in diretta sulle maggiori tv italiane. Lacrime e tante parole che chiedevano a tutti di aiutarle a ritrovare la loro mamma.
E come per il caso di Laura Ziliani gli italiani si sono ritrovati ad assistere a queste scene anche in altri casi. Anna Maria Franzoni che chiedeva in lacrime che venisse catturato l’assassino del suo piccolo Samuele o più recente Sabrina Misseri che piangeva disperata quando il corpo della piccola Sara Scazzi era stato rinvenuto dopo la segnalazione del papà di Sabrina nonché zio della piccola Sara. O ancora più recente le lacrime della famiglia Ciontoli quando il povero Marco Vannini era morto.
Tutte lacrime che hanno in comune una cosa: la premeditazione e il già sapere ma dover a tutti i costi recitare la parte delle vittime.
Ed è così che le due figlie di Laura Ziliani Silvia e Paola Zani insieme al fidanzato Mirto Milani si sono comportati: tante lacrime, tante parole ma forse già sapevano. Si perché ovviamente fino a quando non sarà la magistratura a sentenziare il condizionale è d’obbligo.
Ma sicuramente le prove portano tutte a loro. Il quadro che emerge intorno al caso di Luara Ziliani, l’ex vigilessa scomparsa l’8 maggio scorso a Temù in provincia di Brescia, è inquietante. La donna sarebbe stata vittima di un piano criminoso che sarebbe stato orchestrato da due delle sue tre figlie e dal fidanzato della più grande.
Nella giornata di ieri, venerdì 24 settembre, i tre sono stati arrestati con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. A portare al loro arresto sono state le discrepanze nei loro racconti, le testimonianze di alcuni vicini di casa, i tabulati telefonici e il ritrovamento di un flacone di benzopam a casa dei tre, lo stesso farmaco di cui sono state trovate delle tracce nel corpo della 56enne.
“I tre indagati avevano un chiaro interesse a sostituirsi a Laura Ziliani nell’amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare al fine di risolvere i rispettivi problemi economici” ha dichiarato il Giudice delle indagini preliminari Alessandra Sabatucci. Nelle 38 pagine degli atti depositati dal Gip si legge: “Il proposito omicidiario è il frutto di una lunga premeditazione che ha permesso ai tre indagati di organizzare un piano criminoso che ha consentito loro di celare per lungo tempo la morte della donna e di depistare le indagini a loro carico“.
Durante le indagini si è anche venuto a scoprire che Mirto Milani oltre ad avere una relazione ufficiale con Silvia Zani, aveva una storia clandestina anche con Paola Zani la “cognata“. Sono tante le “prime” prove che vedono le due sorelle e il loro “amante” complici di questo orribile delitto. Una è la testimonianza di un vicino che ha visto il 25 maggio, giorno del ritrovamento della seconda scarpa, che posiziona Mirto e Silvia proprio qualche ora prima del ritrovamento della scarpa sul luogo.
Poi arriva l’intercettazione di Paola Zani che parlando al telefono con un’amica rivela che “Ha fatto ricerche su internet come uccidere la gente, piante velenose, crimini perfetti, serial killer e torture. Anche io e Silvia siamo iscritte ad un canale di You Tube chiamato Truecrime“. Il piano messo in atto dal trio sembrerebbe essere stato studiato da diverso tempo. E sempre Paola Zani, nell’intercettazione dice di essere preoccupata dal sequestro dei computer.
Ma perché Laura Ziliani sarebbe stata uccisa dalle figlie e dal fidanzato di entrambe? Per i soldi. I tre avrebbero orchestrato tutto per impadronirsi del patrimonio di Ziliani. Lei, insieme alle tre figlie, erano comproprietarie di diversi immobili in tutta la provincia di Brescia. E Silvia, Paola e Mirto sembrerebbe che desiderassero averlo. A soli venti giorni dalla scomparsa della loro mamma, Silvia e Paola vengono intercettate in una telefonata; le due appaiono tranquille e discutono di come, dopo aver chiuso un contratto d’affitto. Affitto per uno degli appartamenti che prima apparteneva alla madre e da cui avrebbero avuto i soldi per un anticipo per un’auto nuova o per fare una vacanza. Dalle carte emerge come soprattutto il fidanzato di Silvia sia ossessionato dalla questione economica della famiglia Zani/Ziliani: la nonna delle due ha raccontato agli inquirenti che qualche mese prima della scomparsa della figlia Mirto e Laura avessero litigato proprio perché lui “la accusava di aver speso troppi soldi per la ristrutturazione degli appartamenti“.
Dalle indagini, condotte dai Carabinieri di Breno e dirette dai Pm della Procura di Brescia, è emerso anche che le due figlie della vigilessa e il fidanzato avevano tentato di avvelenarla con una tisana durante una cena a Temù “occorsa alla metà di aprile“, poche settimane prima del delitto.
I testimoni ascoltati dagli inquirenti hanno infatti riferito di “condizioni del tutto anomale nelle quali versava la Ziliani a distanza di due giorni dalla cena in questione“. Un tentativo di avvelenamento non andato in porto ma a tutti gli effetti “prodromo dell’omicidio consumatosi nella notte dell’8 maggio 2021“, sottolinea ancora il gip.